Carissimi genitori,
in un momento così drammatico in cui tutto può apparire buio e senza luce, solo quella dei riflettori dei social che puntano il dito . Tutti si elevano a santi e dimenticano, invece, quello che ci hanno sempre insegnato i genitori più anziani:”La mamma è sempre l’ultima a sapere ciò che fa il figlio”.
Non giustifico l’azione di Filippo.
Come mi hanno sempre insegnato:”Si perdona l’errante ma non si giustifica l’errore”.
Pochi, però, riportano l’aspetto importante di un giovane come Filippo e tanti la sua solitudine.
Nella vita c’è un momento in cui possiamo essere risposta.
Non bastano gli slogan o le marce di manifestazione e diventa una farsa politica ripetere “omicidio di stato”, quando in realtà nella nostra nazione, le azioni di sostegno verso le vittime, sono molteplici e spesso senza collaborazione da parte delle vittime o dei familiari.
C’è un dramma che non si può superare senza quell’offerta del perdono.
Abbiamo bisogno di un padre, come il padre della parabola del Figliol prodigo che accoglie l’uomo come figlio e fratello di una comunità.
Quella misericordia che da genitori chiedete in ginocchio di fronte ai genitori di Giulia, un dolore così immenso a cui nessuno, anche chi lo ha vissuto, si può confrontare.
I giovani di oggi, come i giovani di sempre, hanno bisogno di accoglienza, di essere amati per corrispondere ad un amore vero.
C’è un’educazione alla violenza che purtroppo è penetrata nei cuori dell’uomo, un’ esaltazione dell’individualismo che sta annullando la relazione di un rapporto e poi ci meravigliamo di tutto ciò che succede.
Quando c’è un incidente, tutti pensiamo al ferito, mai a chi lo provoca e spesso quando è proprio lui che non ha colpa, viene additato come il colpevole, perché ha seguito il “caso” ad essere lì in quel momento.
Questo dramma ci insegna che bisogna vivere un’educazione che non sia miope, ci lascia un vuoto, la morte di una giovane vita, ci lascia sgomenti e pensierosi, ma non ci deve lasciare senza una risposta.
Celia Roberto