L’esperienza cristiana è l’incontro con Dio,un incontro che avviene in un tempo e in una storia.
Come 2025 anni fa, anche ora l’uomo non accoglie Dio che si fa storia, si fa uomo perché l’Incarnazione è scandalo.
Il prologo del vangelo di Giovanni riporta la differenza della scelta:
” Egli era nel mondo e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe. Venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto. A quanti però l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio”.
Preferiamo la morte, cioè la tristezza del quotidiano pur di non vivere la
vita che chiede di essere vissuta.
Il nostro destino-vocazione è gustare il presente e non vivere una religione consolatoria.
Diventare vecchi di fronte alla meraviglia della vita.
Come quell’attore anziano del film ”Io speriamo me la cavo” che di fronte alla bellezza del golfo di Napoli diceva:”Già fatto, già visto”.
Il Natale è lo stupore dell’Eterno che si fa bambino e noi riconoscendo questo “bambino” viviamo lo stupore di essere amati da Dio.
Il mistero dell’Incarnazione ci scuote dentro perché ci pone la domanda sull’essere protagonisti del presente e non vivere del pensiero del futuro.
C’è un scena dell’Eneide che ci può aiutare, forzando il testo originale.
Enea (il protagonista) che porta sulle spalle Anchise (il passato) e per mano ha il figlio Ascanio (il futuro).
Chi è questo bambino? È la compassione.
Svegliamo quindi il bambino che è in noi.
Gesù che vive la compassione con l’uomo, che soffre e ci educa ad essere risposta, non è paternalismo o qualunquismo, il cristiano è risposta.
Il Natale è un tempo che vivo sempre e non solo nelle settimane ormai trascorse: è il tempo della compassione.
Il prendere e vivere la responsabilità del dolore del mondo e divenire risposta.
“Solo se avremo frequentato e riconosciuto Gesù nelle piccole e quasi insignificanti cose della vita , allora saremo riconosciuti da Lui”( Don Epicoco)
La bellezza del nuovo ci coinvolge e viviamo questo nuovo, il giubileo, con la certezza che Lui è l’ancora (vedi logo giubileo) che si impone sul moto ondoso del mare (la vita) e comunitariamente viviamo la gioia di lasciare le vele al vento (la Grazia dello Spirito Santo) che ci sospinge al largo della vita.
CELIA ROBERTO