Sul finire della rivoluzione francese un mendicante se ne moriva, abbandonato da tutti.
Sentendo che l’ora di Dio si avvicinava, credette che fosse tempo di rivelare i misteri della sua coscienza.
Chiamò un prete.
Poi cominciò il racconto dei suoi delitti.
Egli era stato servitore di una nobile famiglia, che l’aveva colmato di benefici; ma, quando vennero i giorni della rivoluzione, il suo cuore ingrato non seppe ripagarli che con il
tradimento.
Fu lui che svelò il nascondiglio dei suoi padroni; lui che li diede in mano ai carnefici; lui che li condusse al patibolo; e che, come prezzo del loro
sangue, ebbe i beni dei quali essi facevano buon uso, e che, invece, egli scialaquò.
«Mostro che sono – strideva: – due così amabili padroni!».
E, nello stesso tempo, apriva un astuccio, mostrando al prete i loro ritratti.
Il ministro di Dio riconobbe suo padre e sua madre!
Pallido e tremante, con gli occhi di fuoco, guardava l’assassino della sua famiglia.
Il moribondo, come uno spettro, si drizzava sul suo giaciglio; e, mostrando il petto nudo e scarno, gridava: «Vendicatevi! Vendicatevi!»
In quel terribile momento il sacerdote si ricordò che egli non era più un uomo; cadendo tutto in lacrime
sul collo dell’assassino, gli disse: «Amico mio, fratello mio; tu t’inganni.
Io sono Gesù Cristo, e Gesù Cristo ti perdona».
Lungamente si tennero abbracciati.
Il mendicante morì, perdonato tra le braccia di colui di cui aveva avvelenata la vita.