venerdì, 22 Novembre 2024
Home / Catechesi / Ho perso un sogno(don Roberto Celia)

Ho perso un sogno(don Roberto Celia)

Ho pensato a questo titolo all’inizio della cosiddetta “Fase 2” per riflettere sulla ripresa delle attività pastorali.
Si tratta di una ripresa diversa. Ecco perché dicevo:”Ho perso un sogno”. Ho pensato a tutto quello che avevamo in mente di organizzare per l’estate, a quello che non abbiamo potuto fare, dalla festa della visita pastorale con la Cresima e la Prima Comunione, ai matrimoni che sono stati rimandati, al ricordo dei nostri defunti in cui abbiamo sperimentato quella solitudine che viene addolcita dalla presenza dei familiari e degli amici.
Questa è un’occasione per riflettere su ciò che è stato, per guardare il bicchiere mezzo pieno e domandarsi su come porsi in avanti.
Mi colpiva questa espressione: ” Alla domanda se io sia pessimista o ottimista, rispondo che la mia conoscenza è pessimista, ma la mia volontà e la mia speranza sono ottimiste”. Albert Schweitzer
Questa volontà ci spinge a guardare diversamente la realtà perché essa ora si è imposta con forza nella nostra vita e ci ha provocato con quelle domande che spesso abbiamo messo da parte.
Per usare un immagine:”Siamo come uccelli attaccati al ramo dell’albero, alla realtà, ma siamo sempre pronti a prendere il volo, la speranza”.
La speranza non sta solo nel vaccino o nella cura. Dobbiamo ritrovare prima il vaccino vero della fede.
La speranza è questo seme che cresce nel silenzio , che si lascia amalgamare dall’humus della terra.
Come scrivevo nel messaggio del mese di maggio, riporto questa frase di
Algernon Swinburne: ”Fiore dopo fiore inizia la primavera”.
È un andare in avanti, un organizzarsi diversamente, attenendosi alle richieste e ai provvedimenti del governo che non sono un limite alla nostra libertà, ma una via che conduce al bene comune di tutti.
Di fronte al virus, non ci sono super eroi. Come comunità, ci prepariamo ora all’evento dell’estate pregando e aspettando che tutto possa risolversi per vivere così anche la festa della nostra Madonna della Pietra.
Sarà sempre festa ogni volta che ci ritroviamo nello sguardo di Maria, in quell’amore materno a cui affidiamo le nostre suppliche.
È tempo di vivere la carità di amare e di amarsi!
Lo abbiamo vissuto nei mesi più critici, quando, senza risparmiarsi, abbiamo dato soprattutto quella carità di essere presenti.
“Quando amate qualcuno, la miglior cosa che potete offrire è la vostra presenza. Come si può amare senza essere presenti? Se amate qualcuno ma siete raramente disponibili per quella persona, allora non è vero amore.” (Thich Nhat Hanh)
Nella Madonna viviamo questa sua condivisione anche con le nostre paure. Se guardo Lei, se mi pongo di fronte a Lei, allora guardo il cielo e scopro che le stelle, anche nella notte più buia, diventano gli indicatori del mio cammino.
Questo è il mio vaccino che insieme all’esperienza sacramentale della riconciliazione e l’eucarestia, sono la forza di vivere sempre in cammino!

EDITORIALE FONTANA DEL VILLAGGIO – MAGGIO 2020