Spesso, durante gli incontri tra gli amici, ripetiamo questa frase:
”In che tempi viviamo?”.
Quello passato in questi ultimi due anni è stato un tempo che ci ha fatto riscoprire un aspetto importante.
Come diceva don Carron:”In questi anni, per certi versi,siamo vissuti come in una bolla che ci faceva sentire sufficientemente al riparo dai colpi della vita”.
Cosa ha portato, allora, il momento del Covid?
Innanzitutto una domanda:”Prendere sul serio il nostro io”. Non la vita in generale, ma “il proprio io”, il porsi la domanda sul senso della vita.
Lo dicevo all’inizio del Covid: Come è cambiato il nostro rapporto con Dio! Negli anni passati ci si affidava ad un Altro nei momenti del bisogno. Questo spiega anche la devozione popolare alle Madonne e ai Santi, come san Rocco per la peste, tanto per citarne uno, oppure il 21 novembre per l’alluvione del 1935 ecc…
Ora, invece, porsi la domanda e viverla nel Mistero di un Altro, è data troppo per scontata e finisce nel dimenticatoio della memoria umana.
Quando non ti poni la domanda su Dio, come può iniziare un cammino di fede?
Ripeto spesso la frase del santo Papa Paolo VI: ”Beati gli atei di una volta”.
Vi voglio riportare il suo radiomessaggio del Natale 1966:
”Noi ripeteremo ciò che abbiamo detto l’altra volta: Dobbiamo stare in guardia dal pericolo dell’idolatria moderna. Oggi l’uomo è tentato di adorare se stesso, di fare di sé il termine supremo non solo del pensiero e della storia, ma della realtà e di credere che egli può da sé, con le sole sue forze, veramente progredire e salvarsi; Ha tentato di cercare, in altri termini, la sola sua gloria, non la gloria di Dio. Questo tremendo e fatale spostamento dell’asse del vivere umano sta avvenendo sotto i nostri occhi: da teorica la negazione di Dio sta diventando pratica”.
Anche nella nostra Comunità, vedo sempre più un ateismo pratico che ci deve far riflettere.
“L’inizio della fede è saperci bisognosi di salvezza”.(Papa Francesco)
Quando nascerà in noi questo bisogno?
La domanda sul senso della vita e di Dio non deve essere legata al funerale di un giovane oppure ad una festa non più comunitaria ma personale. Ricordo bene come la Prima Comunione era una festa di classe. Ora è vissuta sempre più sempre separatamente. Avere i gruppi wazzap non significa fare Comunione. Il tutto limitato lì, a cosa porta?
Questa domanda non ci deve far vedere il tempo che verrà come un qualcosa di più negativo, anzi, ci ha fatto prendere visione della realtà.
“La realtà era lì ma non l’abbiamo vista. Ora ha irrotto in modo rumoroso. La realtà è entrata senza chiedere permesso. Ora ciò di cui abbiamo bisogno è rendere “le viscere della realtà il cuore dell’intelligenza”(J.A. Gonzàlez Sainz)
È il momento nuovo in cui iniziamo a porci la domanda.
Rileggendo il Vangelo, notiamo che era questo il metodo educativo di Gesù. Quando gli ponevano la domanda, Lui ne faceva un’altra. Questo ti aiuta ad entrare ancora dentro e a non limitarti alla superficie. Non dire: “Ora c’è stato il Covid ed è successo questo e quest’altro ecc…”. L’evento che ci ha coinvolto e che ci coinvolge ancora, cosa ci fa capire?
Voglio concludere con il messaggio del Papa della sera del 27 marzo 2020 in piazza San Pietro:”Ci chiedi di non avere paura. Ma la nostra fede è debole e siamo timorosi. Però Tu, Signore, non lasciarci in balia della tempesta. Ripeti ancora: «Voi non abbiate paura» (Mt 28,5). E noi, insieme a Pietro, “gettiamo in Te ogni preoccupazione, perché Tu hai cura di noi” (cfr 1 Pt 5,7).
Celia Roberto
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