In queste ultime settimane si discute sulla cosiddetta “fase 2” che riguarda anche la Chiesa. Giustamente, la prima richiesta inoltrata ai Vescovi è stata quella di poter celebrare i funerali, almeno con i familiari.
E’ bene sottolineare il verbo “celebrare”.
Questa occasione può aiutarci a riflettere su alcuni aspetti importanti.
Perché è importante un funerale e cosa è avvenuto in questo tempo?
Io penso che in questo periodo particolare, un aspetto importante che abbiamo sempre cercato di “velare” con tanti aspetti, è la domanda capitale:”Perché la morte?”
Gesù non ha mai illuso l’uomo, dicendo:”Se mi segui non conoscerai mai la morte in questo mondo”. Egli ha offerto a questo mondo il vero senso della morte per la vita eterna.
In questo tempo in cui abbiamo celebrato i funerali senza popolo, abbiamo sperimentato la solitudine, ed anche riscoperto una domanda che spesso abbiamo dato una risposta che ha fatto, però, come da “velo” a quella solitudine unica che si vive in determinate occasioni. Il “velo” a questa solitudine, spesso lo è la presenza numerosa o meno, a volte passiva, di tante persone o altri aspetti che più volte, come ho ribadito spesso, riempiono sempre più un vuoto di un altro vuoto. (vedi editoriale Fontana del Villaggio- Febbraio 2020)
Leggevo un libro di Alessandro Gnocchi “Il catechismo di Guareschi” (ed. Piemme pg. 16) in cui si parla dell’immagine degli angeli.
Mi colpiva il passaggio, il rapporto tra materialismo e angelismo.
Vi riporto un passaggio:”La radice della tentazione di rendere l’uomo autonomo da un essere superiore nasce da lì. Se il materialismo ha prodotto lager e gulag, ha potuto farlo solo perché nell’angelismo ha trovato il progetto per farlo. Quando l’uomo si innalza verso il cielo credendosene padrone, finisce fatalmente per cadere sulla terra nei panni di un bruto”.
Cosa desideriamo effettivamente nel confronto con il reale?
Qual è la domanda da cui la nostra risposta diventa poi vita?
In questo frattempo non possiamo dare formalmente l’ultimo saluto a nostri cari, ma sappiamo bene che ciò che fa la differenza non è la formalità ma quel cuore che ci unisce oltre a tutto ciò che ci sta attorno. Non è angelismo se sostenuto dalla fede in Cristo risorto.
C’è una domanda:”Il silenzio non è un nulla. È la coscienza di essere di fronte a Dio. È una domanda”.(Don Luigi Giussani)
Questa coscienza che ora ci interpella, ci chiede anche di poter celebrare i funerali, perché abbiamo bisogno che il nostro sguardo non si limiti solo a chi abbiamo di fronte. E’ una materialità che passa. ecco perchè come dicevo sopra “celebrare” i funerali, non esaltando la persona, ma rimandando tutto alla salvezza che viene da Cristo.
Siamo di fronte a Dio, cioè, viviamo oltre al mare di questo mondo.
Allora il funerale sarà una preghiera, una mendicanza della Sua compagnia alla nostra solitudine.