Seguendo i passi di Maria, ogni giorno siamo chiamati a coinvolgerci, direi a “Fare dell’istante il tutto di Dio”.
Questa familiarità che Gesù ha vissuto con Maria e san Giuseppe, è una familiarità che noi viviamo nel dono della parola di Dio.
Noi cristiani, certamente, non possiamo offrire soluzioni o miracoli ogni volta che incontriamo un bisogno, ma offriamo quella PAROLA DI Dio che ci ha coinvolti in un cammino.
Rileggendo il passo dell’Annunciazione, la risposta di Maria “Eccomi” non è stata un’adesione alla volontà di Dio perché in lei era chiara la visone del dopo, ma si è affidata alla Sua parola.
La familiarità con Dio l’acquistiamo solo con una costante lettura della Bibbia.
Non serve ripetere le parole, ma farle nostre. Come Maria, bisogna vivere questo rapporto con la parola di Dio.
Così conclude il passo del Vangelo di Luca:”Da parte sua serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore”.
Serbava, cioè, custodiva.
La parola di Dio è un seme che cresce in noi e, come ogni seme, tutto avviene nel silenzio.
Dio non usa manifestazioni spettacolari per porre di fronte a noi l’essenzialità del Cristianesimo. La sua presenza nella nostra storia si offre come il seme che chiede la custodia del nostro cuore. Non siamo padroni della Parola, ma offriamo ciò che abbiamo conosciuto.
San Giovanni scrive:” Quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi”.
Questo affidarsi a Lui fa la differenza che trasforma la nostra vita. Conversione del cuore vuol dire somigliare alla parola che frequentiamo, innamorarsi della Parola di Dio. Senza, saremo cristiani vuoti, ricchi di tutto, tradizione, catechismo, ecc… ma sempre più vuoti dell’essenzialità della fede.
Nella ricorrenza della festa di San Giuseppe vi ricordavo che i padri dopo i 12 anni circa, educavano i figli al cammino della fede. Portare Gesù al tempio era il momento dell’iniziazione di Gesù al mondo degli adulti. Le madri lo facevano prima, quando fin dalla nascita cantavano i salmi come ninna nanna.
E’ una familiarità unica che solo il genitore può offrire al figlio.
C’è questo desiderio che la progenie viva la fede?
Da questo desiderio nasce la volontà dell’offrirsi all’altro come testimone dell’esperienza di una fede vissuta in Dio, mettersi in ascolto di Dio.
Mi colpiva il brano del Vangelo in cui un esegeta ci spiegò che alla Madonna, dopo l’incontro con Gesù dodicenne ritrovato nel tempio, il Figlio disse:”Non sapevate che dovevo occuparmi della cose del padre mio”. La Madonna, da educatrice diventa educanda.
Tutto si ricapitola nella nostra vita.
Credere nel miracolo non significa fare solo l’esperienza di uno zoppo che poi cammina, ma riscoprirsi ogni giorno amati da un Altro.
La Parola di Dio entra nel nostro cuore e fa sì che quell’eccomi di Maria diventi il nostro “Eccomi” alla Sua eterna e buona volontà.
Il miracolo della misericordia, il miracolo dell’amore si fa amante del nostro cuore.
Il vero protagonista della storia è il mendicante: Cristo mendicante del cuore dell’uomo e il cuore dell’uomo mendicante di Cristo.(don Giussani)