La festa della Pasqua è il dono che noi viviamo nell’incontro con Cristo, nel riconoscerci bisognosi di un amore che sia risposta al nostro essere più intimo, alla solitudine che abbraccia l’umanità e nella quale ci riconosciamo bisognosi di un Altro.
Dio diventa risposta se prima c’è una domanda.
Quella domanda fa sì che il nostro essere uomini in cammino ci porta a vivere la caritativa dell’essere “costruttori di pace”, a costruire il nostro destino, al divenire del nostro vero e sano protagonismo nella fede.
Martin Luther king insegnava:”La vera misericordia è più che gettare una moneta ad un mendicante, è arrivare a capire che un edificio che produce mendicanti ha bisogno di ristrutturazioni.”
La nostra riconciliazione con Dio, questo amore che ci coinvolge, ristruttura il nostro essere interiore e diventa risposta alla nostra solitudine più vera.
“Dio, però, non si stanca di cercarci, è fedele all’uomo che ha creato e redento, rimane vicino alla nostra vita, perché ci ama”.(Benedetto XVI)
Abbiamo bisogno del Suo amore perché la nostra vita sia un divenire e un nostro incontro con il reale. L’espressione di don Giussani”Vivere intensamente il reale”, non significa fare o proporre, ma vivere.
E viverlo oggi, anche se in quarantena, è il segno che noi dobbiamo dare, perché il vivere non è solo uscire, lavorare o incontrare volti nuovi.
Nella festa dell’ultima cena, nel dono del servizio che Cristo offre ai suoi discepoli, Egli si pone in ascolto del nostro bisogno, offre la Sua presenza e si fa compagnia nella nostra vita.
Chi incontriamo nel giorno che verrà?
Cosa desideriamo vivere veramente ?
Quando fare ciò che possiamo e ciò che siamo?
A queste domande, trovo una risposta in un passaggio dello scrittore inglese John Ruskin:”La vita è un vaso magico riempito fino all’orlo, progettato in modo che non si possa bagnarsi in esso, né attingervi, ma trabocca nella mano che vi getta tesori all’interno. Getta della malizia e traboccherà odio, getta della carità e traboccherà amore.”
Nel vaso della lavanda dei piedi, Cristo immerge tutto il suo amore e la sua carità diventa per noi ciò che ritroviamo nel vangelo di Giovanni:”Vi ho dato l’esempio”. Un esempio a cui noi, oggi in particolare, siamo chiamati a darlo nella famiglia.
Quello del Padre è un amore unico. Ecco perché il Cristianesimo è un Avvenimento. Non è un mio fare che fa sì che la risposta al senso del perché vivere nasce da me, ma viene da un Altro.
Sant’Agostino:”Non siamo noi a possedere la Verità dopo averla cercata, ma è la Verità che ci cerca e ci possiede”.
Il mio appartenere a Lui mi pone in quello sguardo al nuovo.
Non si può amare il mondo, il reale, l’istante che mi abbraccia come “Rugiada sul far del mattino”, se non si vive questa appartenenza con Cristo.
Viviamo con Maria, Madonna della Pietra, con Colei che come una salda roccia ha posto lo sguardo alla Croce e ha vissuto nella fede la nuova aurora della Resurrezione!
“Come il bambino non si stanca mai di ripetere “mamma”, così il cristiano ripete sempre lo stesso saluto a Maria”. (Henri Dominique Lacordaire)