XXXII^ DOMENICA DEL Tempo Ordinario ANNO A 2020
In queste ultime settimane, dopo aver vissuto e pregato insieme prima con il settenario per i defunti e poi per la festa dei Santi e la commemorazione dei defunti, la liturgia della parola di oggi, diremmo che ci invita a fare una sintesi di tutti questi giorni in cui, come dicevo in altre occasioni, volenti o nolenti abbiamo riflettuto sul senso della vita e della morte.
Il vangelo delle dieci vergini che attendono lo sposo, è il passo evangelico che ci sprona a non vivere come se tutto fosse scontato, come se tutto si basasse solo sui nostri calcoli, come hanno fatto le vergini stolte.
”Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio”.
Voglio riportarvi un pensiero di Al-Ghazali che spesso riporto in occasione dei funerali: ”Chi crede di raggiungere il paradiso senza sforzi, è un illuso; chi pensa di raggiungerlo solo con i propri sforzi, è un presuntuoso”.
E’ un errore vivere la fede senza comprendere che l’olio della Grazia ci fa vegliare in attesa dello sposo, un’attesa che viviamo insieme alle vergini stolte e, quindi, con questo continuo confronto con chi crede in se stesso e con chi, invece, ha fede in Dio e si affida alla sua Grazia.
Nella parabola del grano e della zizzania, abbiamo meditato che esse crescono insieme e che solo al momento della mietitura ci sarà una operazione.
Come abbiamo ascoltato dal Vangelo:” Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”.
Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora»
Se la nostra fede non pone lo sguardo in avanti, se ci limitiamo solo al fare in questo mondo, vivremo una vita terrena.
Perché abbiamo pregato e preghiamo per i defunti, se non perché abbiamo quella certezza che in Dio l’uomo vive la ricerca del senso al
perché vivere?
Come abbiamo ascoltato dalla seconda lettura:“Se infatti crediamo che Gesù è morto e risorto, così anche Dio, per mezzo di Gesù, radunerà con lui coloro che sono morti.”
La fede è poter dire così insieme a Sant’Agostino:”Il mio cuore è inquieto finché non riposa in Te”.
Fondamentale il desiderio di amare e di lasciarsi amare da Lui.
Lo abbiamo pregato con il salmo di oggi, uno dei salmi più belli che esprime questa ricerca di Dio, questo amore che ha sete di Dio.
“O Dio, tu sei il mio Dio,
dall’aurora io ti cerco,
ha sete di te l’anima mia,
desidera te la mia carne
in terra arida, assetata, senz’acqua”.
La fede è il desiderio della bellezza che solo in Dio possiamo vivere.
Perché siamo sempre più affascinati dalla vergine Maria?
Perché in Lei contempliamo questa purezza.
Chiediamo a Dio il dono che ha ricevuto la Madonna, il dono dell’attesa. Solo chi veglia, vive una fede attiva, una fede in attesa dello Sposo.
In questa attesa chiediamo di divenire strumento di pace nelle Sue mani.
“Questo è ciò che sono. Una matita di Dio. Una fragile matita con la quale Egli scrive ciò che vuole. Dio scrive attraverso di noi. Per quanto imperfetti noi siamo come strumenti, Egli scrive ciò che desidera”.
(madre Teresa)