Era una mattinata ventosa di qualche anno fa, ed era il giorno della Festa delle Donne.
Non sapevamo cosa fare, così decidemmo di andare a pranzare fuori.
Partimmo in tre, con una meta stabilita, una colorata osteria di Foligno, della quale il titolare era un nostro amico caro.
Quando il proprietario ci vide ci fede una gran festa, la locanda era piena ma nonostante questo ci fece sedere subito accanto ad un tavolo presidiato da cinque persone.
Le donne del tavolo vicino al nostro si atteggiavano per la loro bellezza e per come erano vestite, e noi ci sentimmo quasi in difetto.
Il proprietario iniziò a declamare a gran voce le nostre presunte qualità di narratrici di bevute, ma noi lo sapevamo che questo era solo un pretesto per aprire qualche bottiglia a cui teneva e che pochi ordinavano.
Accettammo e ritornò al tavolo tutto scodinzolante con un una bottiglia di Chardonnay del 1991, stappandola con studiata solennità.
Nel tavolo accanto al nostro crebbe la curiosità, dato che forse stavamo esagerando con le esclamazioni di gradimento.
Quindi ci sembrò doveroso offrire un giro di bicchiere di fronte a tanta attenzione.
La signora più spigliata, una donna bionda e brillante assaggiò concentrata e dopo aver deglutito esclamò pimpante:
“Buono! È marsalato.
Io ci farei le scaloppine, si possono fare le scaloppine con un vino così?”
Il proprietario restò di stucco, accennò un sorriso cortese ed infine ammutolì, mentre io presi coraggio e le raccontai un aneddoto che avevo letto da piccola nei giornali scandalistici che mia nonna aveva in casa.
Durante quelle letture, le dissi, appresi una cosa molto importante per la mia formazione: “Christina Onassis, quando mangiava cibo direttamente dalle mani, usava pulire le dita unte sulla propria camicia di seta.”
La morale, signora, è che ognuno può fare ciò che desidera con quello che vuole; basta averne coscienza.