La festa di San Nicola è un’occasione che mi è sempre piaciuta vivere come momento di carità.
In alcune parrocchie, in occasione della festa di Sant’Antonio o di San Rocco, si vive il gesto del “Pane”. E’ bello prepararlo anche oggi perché ci riporta anche ad un miracolo del santo che vi espongo brevemente:
I “panini benedetti” sono un segno particolare della devozione a san Nicola, legati ad un episodio della sua vita. San Nicola, gravemente malato, ottenne la grazia della guarigione per intervento della Vergine Maria che, apparsa in visione, gli aveva assicurato: «Chiedi in carità, in nome di mio Figlio, un pane. Quando lo avrai ricevuto, tu lo mangerai dopo averlo intinto nell’acqua e grazie alla mia intercessione riacquisterai la salute». Il santo non esitò a mangiare il pane ricevuto in carità da una donna di Tolentino, riacquistando così la salute.
Da quel giorno san Nicola prese a distribuire il pane benedetto ai malati che visitava, esortandoli a confidare nella protezione della Vergine Maria per ottenere la guarigione dalla malattia e la liberazione dal peccato”.
Anche per noi è un’occasione per vivere il piccolo gesto del dono che portiamo.
Che siano biscotti o altro, non ha importanza. Ciò che conta è il segno. La finalità è la stessa
Viviamo la carità nell’incontro con l’altro e offriamo il dono della dolcezza di esserci.
Come ci hanno insegnato i santi, la vera carità è essere accanto all’altro.
Il pane ha un suo significato particolare. Ricordo fin da piccolo che sulla tavola non bisognava mai metterlo capovolto. Era considerato un bene di Gesù e metterlo capovolto rappresentava un gesto di mancanza di rispetto per il dono ricevuto. E’pur vero che è una superstizione, però all’origine ha un suo significato importante. E’ un dono che ti viene offerto, il pane quotidiano. Come riporta e come abbiamo più volte meditato nella preghiera del Pater Noster, è il pane della provvidenza, è la presenza di Dio nella nostra vita.
“Chiedete e vi sarà dato” insegna il vangelo e noi chiediamo a Lui la forza di essere cristiani, e quindi, anche la forza di condividere con il povero questa offerta della sua benevolenza.
Anche se siamo in pieno inverno, vi voglio raccontare una storia “estiva” per aiutarvi a capire cosa significa fare veramente la carità.
Se facessimo la carità con la speranza che l’altro ci ricambi, allora, è solo uno scambio.
È bello, invece, offrire ed essere felici di ciò.
A volte abbiamo dei dubbi se veramente serviva o chissà cosa farà di ciò che abbiamo dato, ma carità non è fare calcoli.
È bello vivere insieme con chi ha bisogno perché è bello credere che siamo fratelli e non uomini separati e chiusi nelle nostre case.
Il mondo è molto più grande di ciò che noi pensiamo e noi siamo parte di esso.
Perché è bello se ci sono i bambini a questa festa?
Vedete la statua di san Nicola?
Viene riportato uno dei miracoli più conosciuti di san Nicola.
Si racconta che resuscitò tre bambini uccisi per essere derubati.
Questo racconto” diede adito alla nascita del patronato di S. Nicola sui bambini che, a sua volta, insieme all’episodio della dote alle fanciulle, fece sorgere la figura di Santa Claus”. (Babbo Natale)