L’amore per il prossimo può nascere dalla semplicità dei piccoli gesti, dallo stare seduto in un tram e incontrare una ragazza disabile che grida per l’emozione di una fermata, confidando a tutti i presenti la gioia di una esperienza nuova che per noi è solo banalità.
Quel grido forse ci darà fastidio perché disturba i nostri pensieri, ma decido di fermarmi e di sorriderle perché la certezza di una domanda mi porta a capire che l’incontro con l’altro non è mai causale. Si fermerà tutto ad un ricordo, ma voglio che sia memoria di ogni giorno quell’incontro con Cristo che mi fa piangere al solo pensiero di pensare a lei che ama la vita per ciò che verrà dopo.
Il card. Martini diceva:”(Gesù)era il maestro dell’amicizia e questo caratterizza il suo amore”.(Conversazioni notturne a Gerusalemme Pag. 23)
Mi piace pensare che nei momenti della semplicità delle cose, l’uomo riconosce che ciò che muove il mondo è l’amore per l’incontro.
Sei quel buon samaritano che, come Cristo, si mette in gioco per non limitarsi solo alla compassione del momento, ma che sa amare in una compagnia che si chiama albergo, il “Tutti accoglie”.
Sempre il Card. Martini diceva: ”Il suo amore era audace. Non si è limitato a stare bene a casa sua. E’ andato di paese in paese, di città in città”(pag 24)
Non mi chiedo perché Dio ha voluto questo. Non mi chiedo neanche perché io sia da considerarmi “Più fortunato”. Mi voglio solo fermare e continuare a sorridere per quella gioia che mi manca. Amo il volto di quella ragazza che si lascia coccolare da una nonna che le sta accanto con tutta la sua tenerezza e che Dio offre in dono a chi è madre. Non si preoccupa di
chi osserva, ma vive solo quella consolazione che è l’azione più bella.
Nessun disturbo se non quello di domandarmi che l’amore che io riconosco
sappia viverlo in ciò che verrà.
Non mi basta la carezza che posso porgere all’altro, come per sentirmi sicuro i me stesso perché ”Io ho fatto”. Voglio piangere di gioia perché se la lamentela sostituisce la risposta alla domanda sul perché ”Dio ha o non ha”, tutto si ferma come se fosse una sosta alla stazione, una fermata tra le tante. Ma c’è poi quella discesa dal tram che mi porta al mio cammino quotidiano e voglio portarmi come memoria quell’incontro con colei che mi è apparsa come un sogno e desto da ciò che ero o pensavo di essere, voglio sorridere con te. Forse la disabilità sarà una diversità che porta a far capire cosa possiamo e dobbiamo fare, ma prima di ogni cosa io voglio partire dalla Presenza di Dio che si è fatto volto, anche in una semplice fermata di un tram.
Roberto Celia