sabato, 19 Aprile 2025
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omelia NOTTE DI PASQUA – ANNO C 2025


Se Cristo è la luce, perché l’uomo sceglie la notte? Nel giorno di Natale ed anche nelle domeniche seguenti, abbiamo ascoltato il prologo Giovanneo:” Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Egli era nel mondo e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe. Venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto”.
Mi ha sempre colpito quella spiegazione della Bibbia in cui si diceva che per comprenderla, bisogna leggerla al contrario, cioè partendo dalla resurrezione al Natale.
La Luce venuta nel mondo è Cristo che è il senso della storia.
Cos’è la storia?
Non è il passato che studi sui libri di scuola: la storia è memoria.
Abbiamo letto poco fa la lettura del passaggio del Mar Rosso, un vento di liberazione da una schiavitù ed offrire questa alleanza con Dio che rigenera la tua libertà esistenziale.
Una liberazione, una luce che guida ed indica la verità, alla scelta di essere un popolo, una comunità.
Israele si riconoscerà come tale, solo il dono della Torah. (I dieci comandamenti).
Non basta la liberazione dalla schiavitù diremmo “materiale”: Prima l’Egitto, poi l’esilio in Babilonia e poi i romani…
Non solo Israele, ma tutti i popoli, prima o dopo, hanno vissuto una storia simile.
Non basta la liberazione dell’oppressore “esterno” se non si vive la liberazione dal peccato.
Come diceva papa San Giovanni Paolo II nel maggio 1989 visitando la Romania: ”Voi che vi siete liberati dall’incubo della dittatura comunista, non lasciatevi ingannare dai sogni fallaci e pericolosi del consumismo. Anch’essi uccidono il futuro”.
Il buio della fede lo viviamo ogni qualvolta l’uomo si lascia a se stesso e segue il nulla e poi, di fronte alla morte, vive la disperazione della non risposta e si aggrappa al ricordo di quanti sono venuti alle condoglianze (tanto per portare un paragone).
La Resurrezione è la luce della proposta della terra promessa: ”Dove scorre latte, miele…”
Dove l’uomo vive la dolcezza di essere ma in tutto se stesso.
La comunione di un abbraccio che solo una madre o un figlio bisognoso d’amore, sanno riscoprire e riconoscere.
L’amore è un canto di lode e fiducia nell’Altro.
Pensiamo al passo dell’Esodo: ” Allora Maria, la profetessa, sorella di Aronne, prese in mano un timpano: dietro a lei uscirono le donne con i timpani, formando cori di danze. Maria fece loro cantare il ritornello: «Cantate al Signore perché ha mirabilmente trionfato: ha gettato in mare
cavallo e cavaliere!».
(esodo 15,20-21)
La fede in Cristo è questo passaggio di liberazione per vivere poi con Lui, nella Grazia dell’eucarestia.
Prendete e bevetene tutti: questo è il calice del mio Sangue per la nuova ed eterna alleanza, versato per voi e per tutti in remissione dei peccati”.
Nuova ed eterna alleanza, in Dio tutto si conclude, perché in Dio tutto avviene nella pienezza della libertà.