Abbiamo bisogno di novità.
Ma quale novità viviamo nel Natale?
A volte cerchiamo novità, come i momenti catechistici che si considerano un po’ fuori luogo, come cercare a tutti i costi di cristianizzare un evento mondano.
Penso ad esempio a quello di Hallowen quando si fanno vestire i bambini da santi e non da mostri, al fine di cercare di riempire le vie di feste o di tirar fuori tradizioni popolari e tanto altro, come a voler riempire a tutti i costi il giorno del Natale e le feste che verranno perché, altrimenti, tutto è noia.
Cerchiamo novità in cui proiettiamo non tanto un nostro bisogno ma più che altro una diversità per arricchire una nostalgia che è venuta meno. Non siamo Peter Pan, quel desiderio di essere eterni adolescenti. Siamo certi di una storia che è nostra se vissuta da protagonisti.
Eppure la novità vera e reale rimane sempre ed è l’avvenimento di Cristo.
Questo avvenimento è come una scintilla su una catasta di legno pronto a dar luce all’uomo viandante.
Già: Noi siamo viandanti in cerca dello stupore.
Del re Federico II si diceva: ”Stupor mundi”.
Ma i re in questo mondo passano. Gli idoli sono cenere al vento.
“I loro idoli sono argento ed oro, opera di mano d’uomo… O Israele, confida nell’Eterno! — Egli è il loro aiuto e il loro scudo”. (salmo 115)
L’uomo è un viandante in cerca di uno stupore che lo lasci come incantato di fronte alla beltà di ciò che è reale in cui riconosce che è un avvenimento, cioè un momento in cui tutto ha un inizio nuovo perché non è un qualcosa di tuo che è lì, in quella grotta a Betlemme, tutto ha un inizio in cui il tuo cuore “dimanda” (domanda).
“Immagina la notte
Con stelle solo tue
Contate ad una ad una
Immagina con me
E poi l’alba di un timido sole
Che ti somiglia un po’
L’evento è se adesso io
Sapessi dire no”. (Biagio Antonacci)
Quando un uomo è innamorato, è pronto a cambiare e sa che se cambia, vive la conversione del cuore. Allora tutto diventa nuovo.
E’ vero che siamo uomini in cui c’è il desiderio del bello ma nello stesso tempo la fragilità dell’essere umani di seguire l’idolo, seguire un surrogato di bellezza.
Ma c’è una Grazia, c’è questa eccezionalità, l’incontro con Cristo che cambia perché Cristo è quel bambino in quella grotta che ti guarda per ciò che sei.
“Meglio la vergogna sul viso che una macchia sul cuore”.
(Miguel de Cervantes-Don Chisciotte)
Questo cuore si offre a vivere una novità proclamata nella santa notte di ieri, l’invito a vivere il giubileo, i 2025 anni dalla nascita di Cristo.
Come spesso abbiamo meditato (catechesi di don Luigi Epicoco) non conta il risultato ma i frutti: La Chiesa, questa compagnia che siamo oggi, l’ essere qui per vivere una comunità che come i pastori di Betlemme che si lasciano guidare dall’angelo, pongo la fiducia in questa Parola che chiama e vivono il loro essere viandanti alla meta della grotta.
Cosa hanno incontrato?
Mi piace immaginare, anche se diremmo “un po’ sdolcinato o romantico”: Avranno incontrato la dolcezza di una famiglia. La Madonna e san Giuseppe che sono lì a vivere una storia che cercano di comprendere come Dio abbia scelto per loro proprio quel destino, quella vocazione di essere custodi dell’evento che è Cristo.
Tornando a casa, oggi che vivrete questo momento con le vostre famiglie, lasciate fuori la porta i vostri pensieri, i vostri litigi, i vostri pregiudizi e per un attimo gustate la dolcezza di essere “casa”.
“Questa è la vera natura della casa: il luogo della pace, il rifugio non soltanto dal torto, ma anche da ogni paura, dubbio e discordia”.
(John Ruskin)