La festa di oggi è una festa legata in particolare al gruppo operativo dei vigili del fuoco ed è anche occasione in cui noi viviamo la testimonianza di una martire in preparazione alla festa del Natale.
Cosa significa martire?
Vivere la vita per Cristo, con Cristo e in Cristo, vivere, cioè, il vissuto del giorno con lo sguardo totale a Colui che è la vita.
Pensare ai vigili del fuoco ed anche a tutti coloro che vivono un lavoro di servizio alla comunità, ci aiuta a riflettere su come viviamo la sensibilità dell’umano.
I Santi ci hanno testimoniato che il prossimo non è un’ idea ma un fatto, una persona concreta.
A volte pensiamo che rischiamo di cadere nell’apatia: ”Ma chi ce lo fa fare?” Eppure lo facciamo lo stesso, perché?
Gesù ci educa al bene e ci spiega il perché della speranza educativa.
Il seme, perché porti frutto, è piantato nella terra e affidato a un Altro. Pongo una domanda per far capire questo passaggio: ”Essere bravi cristiani o bravi uomini, è la stessa cosa?”
Un buon cristiano è un bravo uomo, ma non viceversa.
Egli vive la sua fede nel lavoro che vive, la vive come vocazione e non è più un “fare” in cui si sente appagato come persona solo perché riceve i ringraziamenti da chi è stato aiutato.
Il servizio per l’uomo è il seme della speranza che viene offerto alle nuove generazioni.
I persecutori dei martiri, come già abbiamo meditato alla festa dei santi Cosma e Damiano, possono pensare di aver distrutto la tua persona, ma non l’idea.
Dopo secoli,siamo ancora qui a celebrare la festa di una martire, santa Barbara, eppure nessuno ora ricorda neanche i nomi dei suoi persecutori.
Una donna che ha creduto e insegnato a tutti coloro che vivono un lavoro diremmo “di civilizzazione” a non scendere mai a compromessi.