Il vangelo di questa domenica che stiamo vivendo con la novena ai santi Cosma e Damiano, ci invita a riflettere sul senso del termine “ultimi”.
Anche i nostri santi Medici ci hanno educato con la loro carità verso gli ultimi, i più piccoli (non solo nel senso anagrafico).
Gesù ,spesso, riporta l’espressione: ”Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».
Cosa significa questo passaggio?
Senza amore (accoglienza) non c’è un vero servizio, una vera carità.
Pensate bene a una cosa: Diremmo che ai tempi di Gesù, il bambino non aveva la stessa importanza che ha oggi. Più volte, Gesù è criticato anche solo perché prendeva in braccio i bambini.
Il bambino è colui che ha bisogno di tutto, è l’uomo (il bambino) è l’unico del regno animale che, senza un adulto, non può vivere.
Per vivere questa scelta, però, siamo chiamati a non vivere secondo le nostre categorie umane, come riporta il vangelo: ”Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande.”
Gesù li aiuta e aiuta anche noi a riflettere sul vero impegno del servizio, l’ideale della carità:” Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».
Prima vi dicevo: Pensiamo ai santi Medici, immaginiamo come sicuramente hanno vissuto il loro dono del curare soprattutto i più poveri, i piccoli della terra e difficilmente trovi una ricompensa “umana o materiale”, come faceva anche un grande santo medico, Giuseppe Moscati che non si faceva pagare dai poveri oppure accettava una piccola offerta per rispetto di colleghi.
“Per coloro che fanno opera di pace viene seminato nella pace un frutto di giustizia.”(2^ lettura)
Il bene vissuto ha sempre un seguito, ma dopo, come il frutto che deve maturare, così è la carità.
Dove viviamo noi questo bene che abbiamo seminato, dove gusteremo tutta la dolcezza del frutto della carità?
Ripetiamo il versetto dell’alleluia: ”Dio ci ha chiamati mediante il Vangelo, per entrare in possesso della gloria del Signore nostro Gesù Cristo.”(san Paolo)
La gloria del Signore è la nostra gioia che noi perseguiamo anche in mille difficoltà, perché la caritativa è dura da vivere. Siamo certi che se lo facciamo nel Suo nome, vivremo della sua compagnia, come riporta la prima lettura: ”Se infatti il giusto è figlio di Dio, egli verrà in suo aiuto e lo libererà dalle mani dei suoi avversari.”
Non dimentichiamo mai che la carità non è fare del bene (nel senso etico). Gesù lo ripete:” Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome”. Per spiegarlo meglio riporta un pensiero di santa Caterina da Siena: ”Tollete lo lume soprannaturale: e offuscate lo lume naturale”