Cosa ci indica la festa dell’Assunzione in anima e corpo di Maria in cielo?
Sarebbero tanti gli spunti su cui meditare. Oggi ne ho scelto uno: ”Essere figli”.
Mi colpiva un commento su questa festa e vi riporto un passaggio:
” Se siamo figli di Dio non lo siamo in modo occasionale, ma definitivo. Un figlio non smetterà mai di essere figlio, anche se rinnega il padre o la madre, anche se scappa dall’altra parte del mondo, dovunque vada sarà figlio”. (Laura Paladino)
La Madonna ci riporta al cuore il desiderio dell’amore materno. Ci riporta al cuore, cioè, il nostro destino più vero, quello di essere amati da un amore eterno.
Dio accoglie colui che lo riconosce come Padre, anzi che ha il desiderio del padre.
“Maria è assunta in cielo perché ha accolto il cielo in Lei, perché ha creduto che le parole che riceveva non erano incomplete, ma compiute, eterne, definitive. Qui è la radice della nostra eternità: Credere alla fedeltà di Dio, credere che non ci rigetta mai, che siamo figli sempre e comunque”.(Laura Paladino)
In questo porsi alla fedeltà del Padre, la gioia di essere figli si completa.
La fedeltà, cioè, la forza di restare, quell’umiltà del vivere una ricerca che non sia poi tanto lontana dal tuo essere persona.
“Il Cielo non si trova né in alto, né in basso, né a destra, né a sinistra. Il Cielo è esattamente al centro del petto dell’uomo che possiede la fede”. (Salvador Dalì)
A volte mi piace immaginare il ritorno dopo un lungo viaggio, il ritorno a casa e il vivere l’abbraccio con la mamma.
Tutto si completa, tutto viene cancellato: La fatica, il dolore, la stanchezza… è come se tutto acquista un senso in quel solo abbraccio.
Noi viviamo da uomini in cammino che, a volte, non è altro che un viaggio a ritroso, a ritornare, cioè, bambini, a vivere quella fiducia che col diventare adulti abbiamo dimenticato.
La fiducia in colei che ci ha guidati: Abbiamo vissuto quella compagnia che ci ha resi uomini.
Immaginate per un momento, come se sognassimo ad occhi aperti.
Ritorniamo alla nostra infanzia, quando le nostre mamme o nonne, ci accompagnavano alla festa della Madonna, ci indicavano Lei e ci invitavano a dire una preghiera, a mandare un bacio…
Perché questa tenerezza ora ci è venuta meno?
Risvegliamo il desiderio dell’Infinito.
“Se gli uomini venissero privati dell’infinitamente grande, essi non potrebbero più vivere e morirebbero in preda alla disperanza”.
(Fedor Dostoevskij)
Mi piace concludere con un passo della Sacra Scrittura che ritengo il passo più bello che ci possa spiegare cos’è l’amore materno di Dio.
Quell’amore che ci rigenera, che ci aiuta a riconoscere e, quindi, a ricordare, a riportare al cuore la Sua compagnia: “Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se costoro si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai. Ecco: Sulle palme delle mie mani ti ho disegnato».
(Is 49,15s).