Oggi che celebriamo la domenica di Pentecoste, celebriamo la festa del Perdono,una domenica che ci riporta una cosa importante per quanto riguarda i sacramenti: ”Noi ci salviamo per Grazia”.
Noi, ricevendo il dono dello Spirito Santo (che riceviamo ogni volta che partecipiamo ai sacramenti), otteniamo da Dio il dono della salvezza.
Come dicevo ai genitori all’incontro di lunedì scorso, ”Non ci si confessa da soli”.
Non ci si può salvare da soli come se uno, caduto in un pozzo, poi si tira i capelli da solo cercando di uscirne fuori.
C’era un bambino che tutti i giorni chiedeva un pezzo di pane al nonno, poi lo metteva in tasca e si inoltrava nella foresta per poi riapparire dopo una decina di minuti. Dopo un paio di settimane il nonno incuriosito segue il nipotino e lo vede fermarsi in un pozzo abbandonato, tirare fuori il pezzo di pane, gettarlo nel pozzo, rassicurando: «Torno domani non piangere». Il nonno si avvicina e vede in fondo al pozzo un bambino di un’altra tribù che, piangendo, continuava a dire nel suo dialetto: «Aiuto, ti prego, salvami». Allora il nonno si rivolge al nipotino dicendo: «Che bravo nipotino che ho, che si prende cura di un bambino affamato, ma se conoscessi il suo dialetto, sapresti che lui ogni giorno ti diceva: “Grazie fratellino per il pane, ma la prossima volta, ti prego, porta una corda per tirarmi su!”».
Senza la Grazia, senza questa corda che viene da un Altro, non c’è salvezza.
Ma cos’è veramente il perdono?
È la gioia di vivere con Lui. Amare Dio ed essere Suoi.
Perché si chiama festa se non perché è un momento in cui si riceve un dono, un regalo, come la sorpresa di quel bambino che passa da lì e vede il suo coetaneo caduto nel pozzo.
Quando riceviamo un regalo, si risponde grazie proprio perché non è un qualcosa che ti è dovuto, ma è offerto, è una sorpresa.
La bellezza dell’amore di Dio è che non ci guarda giudicandoci.
Ci ama e basta.
Ci ama per come siamo. Ci coinvolge nel Suo amore e ci spinge a migliorare.
Stiamo attenti a non pensare che perdono significa poi continuare a fare come prima.
Se riconosciamo il Suo amore, ci impegniamo a migliorare.
Perdonare anche noi, come diciamo nel Pater Noster: ”Rimetti a noi i nostri debiti come ANCHE noi li rimettiamo ai nostri debitori”.
Solo in questo scambio diventiamo costruttori di pace.
Agli adulti ripeto che perdono non è solo offrire una mano di riconciliazione. Anche a chi viene offerto il perdono, è difficile accogliere questa offerta perché sa che deve cambiare.
Perché il perdono di Dio è diverso da quello umano?
Perché, come dicevo prima, Dio ti ama e basta, non giudica.
Vi leggo questa breve riflessione:
Se dovessi scegliere
una reliquia della tua Passione,
prenderei proprio quel catino
colmo d’acqua sporca.
Girare il mondo con quel recipiente
e ad ogni piede
cingermi dell’asciugatoio
e curvarmi giù in basso,
non alzando mai la testa oltre il polpaccio
per non distinguere
i nemici dagli amici,
e lavare i piedi del vagabondo,
dell’ateo, del drogato,
del carcerato, dell’omicida,
di chi non mi saluta più,
di quel compagno per cui non prego mai,
in silenzio
finché tutti abbiano capito nel mio
il tuo amore.
“non alzando mai la testa…. Cioè io voglio vivere una pace che sia tale e non un tornaconto.