Nello scompartimento c’era solo un anziano sacerdote, che bisbigliava il suo breviario.
Alcune stazioni dopo, entrò (nello scompartimento) un giovane dall’aspetto trasandato:capelli lunghi, jeans bisunti, scarpe sformate.
Ma soprattutto un giornale, notoriamente laicista e antiecclesiale, che gli spuntava dalla tasca.
Il sacerdote seguì il giovane con un lungo ed eloquente sguardo di disapprovazione.
Il giovane si sedette e cominciò a leggere il suo giornale.
Dopo un po’ alzò la testa e chiese:“Scusi, reverendo, che cos’è la dispepsia?”
“Ecco una buona occasione per fargli un po’ di predica!” pensò il sacerdote e ad alta voce proseguì:“La dispepsia è una malattia terribile che prende quelli che vivono male, senza orari e senza ideali, concedendosi tutti i vizi e gli stravizi, che non si ricordano che Qualcuno ci vede e ci giudicherà!”
Il giovane seguiva il discorso con curiosità e anche con un po’ di apprensione.
“Ah,” disse alla fine, “perché qui c’è scritto che il Papa ha la dispepsia!”
Ciascuno nota negli altri ciò che vuol vedere o sentire.
Si è così presi talora dai propri pensieri che non si ascolta veramente il prossimo.
“Non si seziona un uccello per trovare l’origine del suo canto.Quel che si deve sezionare è il proprio orecchio.”Citazione di Joseph Brodsky.
Bruno Ferrero