La meditazione di questa grande festa, ha preso spunto da un’opera teatrale che ho avuto la possibilità di leggere ad inizio anno “Assassinio nella cattedrale” di Thomas Eliot, che riportava la storia del martirio del Vescovo Tommaso Becker.
Mi colpiva quest’opera perché, come altri brani della sacra Scrittura, riporta i momenti della tentazione.
Penso a Giobbe o alle tentazioni di Gesù nel deserto.
Le tentazioni hanno varie sfaccettature.
La più sottile è quella di proporre il male come se fosse, un bene.
Il vivere la vita secondo l’ideale di Macchiavelli: “Il fine giustifica i mezzi”.
Scriveva T.Eliot: ”Voi concludete dai risultati, come fa sempre il mondo,
per decidere se un’azione è buona o cattiva…..Non è nel tempo che la mia morte sarà conosciuta; perché la mia decisione è presa fuori dal tempo”.
Eppure Gesù nella sua passione ci insegna che l’uomo non deve lasciarsi vincere dalla tentazione. L’inizio fa la differenza, non il fine.
Se un’azione nasce dal male, porterà al male.
“Il male nasce sempre dove manca l’amore”.(H.Hesse)
Penso a Gesù che viene cercato per altro, la folla lo acclama, lo cerca, lo vuole per…per un desiderio di questo mondo, un messia politico. Una soluzione materiale della vita.
Se la fede è solo un pretesto per vivere la comodità della vita, allora non abbiamo compreso che Cristo è quella scomodità che percuote dentro, Colui che ci ha offerto nella passione un amore che si costruisce nel sacrificio e quindi ha un valore.
“Il destino attende nelle mani di Dio, che forma…nel tempo l’ancora informe”.(ibidem)
Solo vivendo l’attesa, l’uomo riconosce Cristo come Messia.
Stiamo attenti a non vivere col pensiero della massa o la stessa folla del Vangelo che abbiamo appena ascoltato.
La folla non desidera Cristo. Come diceva un autore “Nessuno lo ha inventato Cristo, è troppo scomodo”.
La folla non desidera Colui che non ti lascia tranquillo.
Ciò che più mi colpiva di questa opera teatrale è la frase che ripeteva il coro, quando ha saputo che ritornava il Vescovo, un uomo santo e intransigente:”Lasciaci e lasciaci vivere in quiete. Lasciaci nella nostra umile e offuscata cornice d’esistenza tranquilla”.
Ogni volta che vorremo vivere la fede con la tranquillità di questo mondo, la menzogna di questo mondo, alla fine di fronte alle scelte concrete, che penseremo che non ci appartengono, che non coinvolgono il nostro fare e dire, ripeto a me stesso uno dei passi della Passione più conosciuti:”Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto aumentava, prese dell’acqua e si lavò le mani davanti alla folla, dicendo: «Non sono responsabile di questo sangue. Pensateci voi!».
Rinunceremo alla nostra libertà, per scegliere cosa?
Cosa veramente può appagare il nostro cuore?
Un cuore che cerca è un cuore vivo e ricco, perché scopre che tutto ha un senso nella sua vita, che sia un nuovo incontro, un nuovo amore… Un cuore carcerato nella mondanità di questo mondo, è un cuore povero perché non saprà mai riconoscere l’evento che viene.