giovedì, 21 Novembre 2024
Home / Catechesi / Editoriale “Fontana del villaggio” Quaresima 2024
Titolo: “Una parrocchia che…”

Editoriale “Fontana del villaggio” Quaresima 2024
Titolo: “Una parrocchia che…”


Scrivere brevemente una cronaca parrocchiale non è semplice. Rimango però dell’idea che solo il parroco, per diversi motivi, ha maggiori qualità per saperla descrivere, sia perché ha una visione generale del tutto, sia perché non si lascia condizionare dai pregiudizi storici o dai giudizi che sanno più di pettegolezzo che di critica costruttiva. (Quando si parla bene di te, in confronto dell’altro, non stanno parlando bene di te, ma stanno soltanto riportando i difetti dell’altro)e poi, perché, il parroco ha uno sguardo all’essenziale di una Comunità. Il metro di misura è l’insegnamento di san Paolo: ”Vagliate tutto e trattenete ciò che vale”.
La nostra Comunità è “un parrocchia che…” deve confrontarsi col reale che cambia, un senso religioso sempre più assente, la massa che è presente solo ad alcune celebrazioni e che rimane sempre folla che vive da spettatore.
La difficoltà oggettiva è che è una Comunità troppo sparsa in tante frazioni e fazioni.
Alla difficoltà comunicativa si è risposto in mondo eccellente: ”Avvisi orali, 4 bacheche parrocchiali, giornalino parrocchiale bimensile, sito parrocchiale e 4 pagine di FB collegate con la parrocchia e i vari gruppi wazzap.” Eppure, nello stesso tempo, si vive come estranei ad un cammino comunitario.
Questo campanilismo negativo, CAMAPAGNA-PAESE o altre vie e rioni, che ho sentito dal primo giorno e già da allora lo reputo come il simbolo di una “NON-COMUNIONE” ha portato a creare una parrocchia frequentata da pochi, col rischio di viverla come una specie di “possesso” e quindi chiusura e una partecipazione sporadica dei tanti.
La soluzione non penso sia quella di creare vari punti per celebrazioni o catechismo ecc… (se si fanno in alcune occasioni è solo per i più anziani o ammalati che non possono spostarsi), anzi tutto questo porterebbe ad una maggiore divisione.
Questo chiudersi ha portato ad un invecchiamento sia anagrafico che spirituale, di tutti i gruppi parrocchiali.
In tante parrocchie sta avvenendo che i gruppi-movimenti-congreghe ecc… coloro che erano (almeno questo era l’ideale) il lievito della massa, i ruoli si sono invertiti. Sono rimasti loro, l’unica presenza costante, col rischio e lo si vede dalla NON-PRESENZA di rinunciare ad una formazione adeguata al loro cammino.
È passato il tempo in cui associazioni e movimenti erano prolifici nelle comunità, anche le associazioni di volontariato.
Non bisogna aver timore dei numeri.
Riporto un passaggio della famosa profezia dell’allora Card. Ratzinger:”Sarà una Chiesa che diventerà più piccola, che perderà molti privilegi, sarà più umile e autentica e troverà energia per l’essenziale.
Sarà una Chiesa più spirituale, più povera e meno politica: una Chiesa dei piccoli.”

Recuperiamo l’ideale della prima Chiesa che può apparire come un’ utopia, eppure è stato un vissuto:”I primi cristiani….Erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere. Un senso di timore era in tutti e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli. Tutti i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune; vendevano le loro proprietà e sostanze e le dividevano con tutti, secondo il bisogno di ciascuno. Ogni giorno erano perseveranti insieme nel tempio e, spezzando il pane nelle case, prendevano cibo con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo il favore di tutto il popolo. Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla Comunità quelli che erano salvati”.(atti 3,42-47)
CELIA ROBERTO