Domenica scorsa abbiamo meditato la parabola del seminatore. Oggi ascoltiamo un’altra parabola: Quella della zizzania, termine che spesso usiamo per indicare colui che mette litigi tra le persone ma che ha un altro significato più profondo da scoprire . Questa domenica in particolare in cui festeggiamo il nostro patrono, ci aiuta a comprendere il significato di essere comunità.
Questa parabola rimanda al giudizio finale, perché ci sarà una mietitura. Ci aiuta a comprendere che la comunità è fatta di grano buono e anche di quello non buono. (La zizzania è molto simile al grano e quindi si confonde. Solo al momento della mietitura si può capire la differenza).
Ricordo sempre un aneddoto di san Padre Pio:”Le spighe curve sono cariche di grano, quelle dritte che sembrano belle, in realtà sono senza grano”.
La zizzania ha vare forme, ma soprattutto ha una forma particolare :
”Si confonde col buono”.
Il male è così che passa nelle comunità: Facendo passare il bene per male e viceversa, ma soprattutto giustificando il male, cadendo nel compromesso.
Un papà voleva che a tutti i costi la figlia facesse la Cresima senza il corso mi diceva :”Troviamo un’escamotage… vediamo come possiamo fare”.
Questi ragionamenti tipici dei cristiani “ a metà” rovinano la comunità.
Più volte,nelle omelie pasquali, ho riportato il passo dell’Apocalisse: ”Io conosco le tue opere: tu non sei né freddo né fervente. Oh, fossi tu pur freddo o fervente! Così, perché sei tiepido e non sei né freddo né fervente, io ti vomiterò dalla mia bocca”.
Un cristiano vive una scelta.
Come ci insegna sant’Agostino: ”Dio fece la creatura razionale perché comprendesse il sommo Bene, comprendendolo lo amasse, amandolo lo possedesse, possedendolo ne godesse”.
La nostra fede si confronta col reale che è la zizzania, rimanendo fermo, vivendo,cioè, una fede come tale, la fiducia in Colui che è il mietitore. Ci sarà poi il premio alla mietitura :” Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponètelo nel mio granaio».
Perché i santi martiri come il nostro patrono hanno perseverato fino alla fine, se non per quella fiducia in Colui che è la vera salvezza?
Confido nei santi non per il beneficio del miracolo, ma per la loro testimonianza di fede che mi consola in questa terra sempre più arida del bisogno di Dio.
Come abbiamo già meditato l’ultima domenica di Giugno, festa del Sacro Cuore di Gesù (infiorata) :”E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo”.