La parabola del seminatore è ricca di spunti su cui meditare.
L’anno scorso, in quaresima, abbiamo meditato le parabole spiegate dal grande biblista il card. Martini.
Voglio riprendere quella catechesi per riflettere su questa domenica,
innanzitutto sul perché parlare in parabole. Non lo faceva solo Gesù ma anche i profeti. Diciamo che la parabola per “eccellenza” è quella di Natan al Re Davide, la storia dell’uomo ricco che ha tante pecore e che va a rubare l’unica pecora di un povero.
La parabola è un ammonimento in cui, diremmo, rimani impigliato perché tu prendi consapevolezza che sei il protagonista e alla domanda che poni, scopri di essere la risposta.Sei coinvolto.
Vediamo già come inizia e come conclude :”State attenti… chi ha orecchi per ascoltare ascolti”.
Gesù ci fa capire che quello che sta per dire, riguarda noi e non altri.
La parola stessa “seminare” significa che tu ti affidi ad un Altro.
Il seminatore è Dio che ci offre la parola, ci offre un incontro e la Grazia di stare con Lui.
Il terreno siamo noi.
Quale tipo di terreno siamo?
Questa è la domanda che precede la risposta.
La parabola ci mette in gioco.
Ora che ti sei fatto la domanda e sai la risposta, devi vivere o meno la parola.
Mi soffermeremo su alcune parole
SEMINARE: Il seme è affidato al suo destino, la libertà
CON LARGHEZZA: Pensate al gesto di lanciare il seme: Non si guarda dove va, viene a tutti concesso il seme e in un paese povero, il seme (materiale) non poteva essere sprecato.
NASCOSTO: All’inizio non si vede
AVVERSATO: Un seme per crescere deve affrontare veri pericoli
VITTORIOSO: La grandezza è questo seme che è accolto e poi produce.
La nostra fede non è mai arrivata: E’ sempre in cammino.
E infine un ultimo appunto.
Perché questa parabola è raccontata dal mare?
Come spiegava Martini: ”Il mare è il Mar Rosso, è il luogo delle turbinose vicende umane, il luogo del pericolo, del rischio, della confusione, dell’instabilità” e in tutto questo, il Mar Rosso è il segno della potenza di Dio che ha salvato il popolo di Israele dalla schiavitù dell’Egitto.
Gesù è colui che, mandato dal padre, ci offre, innanzitutto, la salvezza. Anche di fronte al pericolo Lui rimane la certezza di una Presenza.