C’era una volta uno schiavo di nome Androclo che lavorava presso un ex Console romano il quale governava i territori a Nord dell’Africa. Un giorno, non potendone più della tirannia del proprio padrone, decise di scappare. Androclo vagò per giorni nel deserto, poi, stremato dalla stanchezza si rifugiò in una caverna. Nella grotta trovò un leone disteso per terra che si lamentava a causa di una grossa spina conficcata in una zampa che gli procurava un dolore atroce e non gli permetteva di camminare. Mosso dalla compassione e noncurante del pericolo a cui andava incontro, Androclo si avvicinò alla fiera e con un gesto veloce gli estrasse la spina dal piede. Il leone emise un potente ruggito che riecheggiò in tutto il deserto. Tra una smorfia di dolore e la sensazione di sollievo, il leone si rialzò e volle ringraziare lo schiavo. Gli disse che non avrebbe mai scordato ciò che aveva fatto per lui e se ne andò.
Dopo un po’ lo schiavo fu catturato dai soldati romani e riportato indietro dal suo padrone che lo condannò a morte. Androclo fu portato nell’arena assieme ad altri condannati per essere sbranati dai leoni. Quando fu il suo turno, egli fu gettato in una fossa dove si aprì un cancello da cui entrò un leone che era stato tenuto a digiuno per molti giorni. Non curante del pubblico, tra cui c’era anche il Console che già pregustava di vedere il leone avventarsi sul poveretto, il feroce animale cominciò a scodinzolare. Avvicinatosi all’uomo con fare gioviale, cominciò a leccargli il viso quasi fosse un cucciolo di cane. Il leone era stato anch’egli catturato nel deserto qualche tempo prima ed aveva riconosciuto lo schiavo che lo aveva liberato dalla spina nella zampa. Memore della promessa fatta a suo tempo, il feroce animale lo aveva risparmiato.
Quella scena di amicizia tra Androclo e il leone colpì favorevolmente il suo padrone. Con un gesto di magnanimità il Governatore concesse la grazia al suo schiavo e lo rese uomo libero assieme al leone.