Ci prepariamo all’inizio della Quaresima con questa pagina del vangelo che ci percuote dentro e ci fa capire cos’è veramente la carità
Non è la sola elemosina che noi vivremo mercoledì delle Ceneri, ma va oltre, anzi diremmo va indietro, cioè, verso la domanda iniziale, al perché fare l’elemosina.
“Il Vangelo risponde alle necessità più profonde delle persone perché tutti siamo stati creati per quello che il Vangelo ci propone: L’amicizia con Gesù e l’amore fraterno”. (Papa Francesco)
La carità è amare l’altro e Gesù ci provoca. Basta riascoltare questo passaggio del vangelo:” Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani?”
La carità ci invita a fare, ad essere la differenza e alla pazienza del sopportare.
Spesso dico alle mamme o ai figli:Quando ti senti dire che non vali niente, che non sei un buon figlio ecc… ”ingoia e stai zitta”, vivi, cioè, quel dramma di non poterti esprimere. Abbia pazienza e confida in Dio che può cambiare le persone.
Noi preghiamo e amiamo l’altro, perché si converta e non perché gli capiti di peggio.
“Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; Egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti”.
La conversione a cui anche noi siamo chiamati è nel non considerarsi sempre dalla parte dei “giusti”.
Dio ci vuole degni di se’.
Cos’è la fede se non vivere e pensare come Lui?
“Amare i nemici, è “la novità cristiana. È la differenza cristiana”. L’amore di Gesù è un amore senza misura e a noi chiede “il coraggio di un amore senza calcoli”.(Papa Francesco)
Spesso operiamo per un tornaconto. Aspettiamo il grazie, oppure un domani un aiuto da parte loro. Non è più carità ma è scambio di favori.
A volte giudichiamo gli altri per questo comportamento, ma anche noi nel piccolo lo facciamo.
Il dare, anzi il donarsi, deve andare oltre il cosiddetto “dovere”.
Pensiamo all’aiuto in famiglia verso i nostri genitori anziani o familiari. Lo facciamo perché siamo figli o mogli, non perché è un dovere, del tipo “Mi è capitato e mi tocca farlo”.
Solo così diventerà diverso quello che facciamo. Diversamente, sarà una tortura, un peso che non riusciremo mai a scollarci.
Pensiamo all’amore di Gesù sulla croce.
È un amore eterno, vissuto nella solitudine, circondato solo dall’affetto di pochi, tra cui la Madre.
Eppure è lì ed ama senza misura.