Concludiamo il tempo di Avvento con due segni.
Oggi è la giornata della carità del Natale e con i più piccoli festeggeremo la benedizione dei Gesù Bambino dei presepi.
Il vangelo di oggi ci invita alla riflessione, diremmo, della “pazienza”.
La testimonianza di fede di san Giuseppe ci aiuta a riscoprire il dono della pazienza, cioè, dell’affidarsi all’attesa di Dio.
“Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa”.
Il nostro patrono ha i suoi dubbi, più che altro le sue paure, perché sa che la verginità di Maria e, nello stesso tempo, il divenire Madre è un segno di Dio. Ha il timore di non riuscire a vivere questo suo destino-vocazione di essere sposo e padre. Ecco che Dio, tramite il suo Angelo lo consola:”Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; Ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Dio si fa carne e noi, nella nostra devozione popolare, lo viviamo anche nel sentimento del presepe. Questa tenerezza che ci accoglie, ci coinvolge nel cammino della fede.
Il nostro santo Giuseppe ci testimonia che il cammino della fede non è un cammino solitario o individuale, ma è vissuto nella compagnia.
In un certo senso basta guardare i presepi. E’ bello vedere questi personaggi in cammino verso la grotta dove Gesù è stato posto nella mangiatoia: Un cammino verso Colui che ci salva.
In questo cammino noi viviamo una fede fatta anche di opere.
Il gesto della carità non è un fare perché è Natale, perché ci sono bambini poveri che non possono festeggiare ecc… ma è un voler partecipare ed accogliere il dramma della sofferenza altrui e farsi compagnia.
“Alcuni suggerimenti per un regalo di Natale.
Al tuo nemico, perdono.
Al tuo avversario, tolleranza.
A un amico, il tuo cuore.
A un cliente, il servizio.
A tutti, la carità.
A ogni bambino, un buon esempio.
A te stesso, rispetto”.
(Oren Arnold)
Vivere ed essere la differenza: Solo così trasformeremo il Natale per quello che è veramente:Un dono che si dona e ci chiama a comunicarlo.
Perché la bellezza della madonna ci attrae, se non perché si dona nel Figlio?
Si dona con il Figlio. Non è un atto separato. Questo amore è una comunione piena.
«Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa “Dio con noi”.
Che bel nome “Emmanuele”, questa tenerezza di una compagnia unica, “Dio con noi”.
“Il vero messaggio del Natale è che noi tutti non siamo mai soli”.(Taylor Caldwell)