In queste settimane, la Chiesa ci ha invitato a riflettere sul rapporto tra Morte e Resurrezione in Cristo.
Oggi, questo rapporto ci coinvolge in particolar modo, nel pregare comunitariamente per il nostro Stefano.
Anche noi siamo chiamati a riscoprire la centralità della fede che è Cristo risorto.
“Abbassando la testa, vediamo la tomba; ma alzando lo sguardo, incontriamo lo sguardo del Padre”.(Serttilanges)
La fede è cercare sempre lo sguardo di Dio. Questa ricerca avviene particolarmente nel momento più drammatico che sia la sofferenza o anche la dipartita da questo mondo di un familiare.
Nei momenti drammatici in cui un giovane adulto lascia questo mondo, tutto può apparire un vuoto. E’ lì che invece la presenza di Cristo è più vera. Cosa cerchiamo veramente?
Siamo come la Maddalena che va al sepolcro e quando vede che non c’è Gesù, chiede almeno di sapere dov’è il corpo ed ecco che Cristo si rivela e lei lo riconosce: ”Rabbunì-che significa Maestro”.
Anche noi siamo chiamati a riconoscere il maestro, il Cristo risorto che è presente oggi nell’Eucarestia che stiamo celebrando.
La presenza del pane vivo fortifica la nostra fede.
Solo nella fede possiamo vedere Cristo risorto.
Solo nella fede possiamo porre lo sguardo oltre a ciò che appare in questa tomba.
“Chi ha perso tutto, ancora ha abbastanza/se je rimane un filo de speranza”(Trilussa)
La speranza di offrire la nostra vita come seme di testimonianza e di fede a chi rimane.
La nostra preghiera è carità perché non si ferma solo alla compassione delle condoglianze.
È carità perché si cerca Dio.
In Lui riscopriamo il dono della Resurrezione, il dono che la vita va oltre questo mondo.
Il nostro Stefano proprio il 31 ottobre ha festeggiato il suo compleanno. Ci stringiamo alla famiglia. In Dio non c’è tempo, spazio, ma tutto è avvolto dall’amore.
Che si possa vivere la gioia di essere famiglia!
Dio è questo amore che ci consola non nel senso di rassegnazione, ma perché ci spinge ad andare oltre al dolore e a vivere quella permanenza dell’amore di un figlio.
Oggi abbiamo celebrato anche la ricorrenza dell’unità nazionale e abbiamo pregato per i tanti giovani defunti che hanno vissuto il dramma e la tragedia della guerra.
Come diceva un vescovo in un’occasione legata proprio ad un evento di guerra: ”Non c’è dolore più grande per un madre perdere il proprio figlio”.
Non possiamo immaginare questo dolore. Lo facciamo nostro nella carità di una famiglia di fede che si riunisce per vivere con voi la dolcezza della vita che non c’è più. Ci affidiamo alla Madonna, madre della vita e del dolore che ha accolto tra le sue braccia il Figlio sceso dalla croce e che offre a noi come unica via alla salvezza eterna. Non c’è più pianto e dolore ma solo gioia di essere eternamente giovani con Lui.