venerdì, 22 Novembre 2024
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omelia della XXXI domenica del tempo ordinario Anno c (30 ottobre 2022)


Cosa ci insegna la storia di Zaccheo?
Che nessuno uomo è mai condannato e ha sempre la possibilità di essere redento.
Gesù lo chiama e si rivela:
”Gesù alzò lo sguardo e gli disse:
«Zacchèo, scendi subito perché oggi devo fermarmi a casa tua».

C’è questa ricerca dell’amato verso colui che desidera essere amato.
Salmo:”Misericordioso e pietoso è il Signore, lento all’ira e grande nell’amore. Buono è il Signore verso tutti. La sua tenerezza si espande su tutte le creature”.
Dopo questa ricerca avviene l’incontro.
Così diceva sant’Agostino quando parlava della peccatrice perdonata:
La misericordia si incontra con la miseria”.
In questo incontro Zaccheo scende dall’albero e diventa partecipe dell’invito di Gesù. Vedendosi amato, inizia un cammino di conversione che va oltre il solo gesto formale:
”Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto».
Nella legge ebraica, chi aveva frodato doveva restituire il doppio, invece lui va oltre “quattro volte tanto”.
Quando leggo questo passo del vangelo mi piace sempre ricordare quello che mi disse un mio confratello passionista. Tornavamo da Roma. Avevamo da poco finito gli esercizi spirituali e mentre eravamo in autostrada, il tempo era buio per il maltempo . Un lampo illuminò tutto e lui disse:
”L’incontro di Zaccheo con Gesù è stato come questo lampo, un attimo in cui Zaccheo ha visto la luce, ha visto la verità. Non sappiamo se poi ha messo in pratica quello che ha proposto, ma di sicuro non può più dire che non ha visto e conosciuto la Verità che è Cristo”.
Ognuno di noi ha questa occasione, un vissuto, un incontro. Sente e sa che Cristo ti ama per quel che sei, una perla preziosa, ma spetta a noi vivere questo incontro nuovo. La conversione è questo.
Don Giussani diceva:
”La conversione non è cambiare la realtà, ma vivere diversamente la realtà”, come ha fatto un altro convertito, Matteo, che è rimasto tra la sua gente e mentre seguiva Gesù, tante persone e penso anche gli stessi apostoli, sicuramente dietro le sue spalle dicevano:
”Ma questo non era un esattore delle tasse, un pubblicano?”.
Chi ama la Verità, si fa coinvolgere da Essa, va avanti e segue ciò che è più vero.
Coinvolgersi in questo abbraccio del padre, come lo ha fatto col figliol prodigo, come lo ha fatto con ognuno di noi, ogni qualvolta che lo cerchiamo e desideriamo il suo perdono, anche quando non ne siamo pienamente pentiti, ma sappiamo che Lui sa chi siamo.
“Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».
Gesù salva, perché ama l’uomo, non l’umanità. Ama te, me e gli altri, perché un Padre è sempre alla ricerca del figlio, anche se il figlio non lo sa. Ogni porta della casa è aperta ad accogliere colui che ha il desiderio di essere amato.
La più grande disperazione dell’uomo è proprio questa: Non sentirsi amato.