Chi è Cristo?
Questa domanda fondamentale darà un senso al nostro cammino.
Chi è veramente Cristo?
È il senso della mia storia. E’ il fondamento della strada in cui io poggio i
miei passi, altrimenti rischio di essere come quelli del Vangelo, gli uomini
della parabola che abbiamo ascoltato:
” Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.
Gesù ci invita a seguirlo e a scegliere la povertà, non nel senso della
materialità ma, come più volte abbiamo ripreso nelle ultime domeniche,
nel senso di scoprire la scelta di riconoscere in Lui la vera ricchezza.
Che senso avrebbe la nostra storia se non avesse un fondamento?
In tutto il mese di agosto, dedicato alla Madonna, abbiamo riflettuto
sulla scelta che Lei ha vissuto di appartenere al Figlio: La scelta di vivere la
libertà del Figlio.
Una volta una donna, al momento del parto, ha detto:
”Quando mio figlio è uscito da me, in quel momento ho compreso che
non mi apparteneva più”.
Questa è una bella espressione, perché si scopre cos’è un dono.
Tutto ciò che noi viviamo è un dono che condividiamo e non un possesso.
Nel vangelo di oggi, Gesù ci aiuta a capire questo:
” «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo”.
Non significa litigare con i parenti o con i familiari, ma riconoscere che
proprio essi sono l’occasione in cui vivere la tua vocazione.
“Non possiamo rimanere in Chiesa; la Messa è una forza che spinge fuori!
La Messa obbliga ad abbandonare la tavola, solletica all’azione, spinge a
lasciare le nostre cadenze residenziali. Ci stimola a investire il fuoco che
abbiamo ricevuto in gestualità dinamiche e missionarie. Se non ci si alza
da tavola, l’Eucarestia rimane un sacramento incompiuto”.
(Don Tonino Bello)