Anche se abbiamo già iniziato a festeggiare le feste patronali con una certa solennità, per noi, questa sera in modo particolare, sarà una festa con processione di ringraziamento per il dono di questo ritorno graduale “alla normalità”.
In una delle catechesi per adulti fatta a maggio proprio sul rapporto tra pandemia e fede, mi colpiva un passaggio:
”Lo slogan molto in voga all’inizio di questo fatidico tempo di crisi sanitaria “Nulla sarà come prima”, è stato prontamente sostituito dall’urgenza di ritornare al più presto esattamente al nostro “Prima”.
(Don Armando Matteo convertire Peter Pan pag. 98)
Il momento che abbiamo vissuto, questa crisi di fede soprattutto, è stata ed è ancora un’occasione per metterci in gioco.
Nel mese di giugno, nell’articolo del nostro giornale, vi riportavo un’espressione del nostro Papa a riguardo:
“La pandemia è una crisi e da una crisi non si esce uguali: O usciamo migliori o usciamo peggiori. Noi dovremmo uscire migliori, per migliorare le ingiustizie sociali e il degrado ambientale. Oggi abbiamo un’occasione per costruire qualcosa di diverso”.
Dobbiamo costruire e lo facciamo con la certezza della Grazia dello Spirito Santo e non sulle ceneri.
Non cadiamo nel pessimismo che tutto è cenere. Dio è Grazia. E’ un fuoco che chiede a noi di alimentarlo.
Vivere la nostra storia, cioè, tenere in vita la nostra tradizione.
“Fedeltà alla tradizione – diceva Mahler – “significa tenere vivo il fuoco e non adorare le ceneri”.
Sentirsi sempre dire:”Una volta si faceva questo, anni fa ecc…” è come esprimere una delusione del tempo attuale.
Ecco perché alla fine di ogni festa riporto spesso questa frase:
”La festa continua”. Non si vive la vita come lo si fa quando finiscono le ferie o le vacanze, come se ritornare a lavorare fosse non un costruire ma una fatica della vita.
Non c’è uno stacco. Se per me Dio è tutto, lo è nella continuità della vita.
Non posso vivere come se Dio fosse un qualcosa che tiro fuori da un sacco. Non posso vivere una fede e una devozione a Maria legata ad un momento che sia una processione, una camminata, non un pellegrinaggio verso quel santuario. Questo spesso è solo un’attività fisica o un voler dimostrare che riesco a fare tot chilometri in un certo tempo.
La fede non è un’immagine, ma un segno.
Lo sguardo a Maria, questo vivere la festa con la Madonna è il ringraziamento per il dono che Lei è Madre ed io figlio.
“L’amore di Maria dolce poesia che sussurra al cuore sempre di più il cuore di Gesù”.(anonimo)
Invocare il nome di Maria è cercare il cuore di Gesù.
E’ bello passare nella sua dolcezza questa festa che ci rallegra per ciò che noi siamo.
Si passa dalla crisi perché solo in essa noi riconosciamo ciò che siamo.
Nella sofferenza l’uomo prendere amara consapevolezza della sua solitudine.
Viviamo ora questo cammino processionale di questi giorni con la certezza di vivere in compagnia della Madonna!
A volte, anche se la statua della madonna è pesante, ciò che i portatori provano è il segno di una presenza. Non è un peso che grava. Non è un qualcosa che ti schiaccia e ti toglie il respiro. Quella presenza è vera e la ami come tale.