venerdì, 22 Novembre 2024
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Omelia della XV domenica del tempo ordinario Anno c (domenica 10 luglio 2022)


La parabola del Buon Samaritano che più volte abbiamo ripreso durante l’anno e che abbiamo meditato in particolare nella catechesi biblica della Quaresima, ci riporta al cuore quel bisogno di essere prossimo per l’altro.
Nel Vangelo di oggi, Gesù ci insegna proprio questo: “Farsi prossimo”, cioè, divenire occasione di carità, come lo è stato per il buon samaritano. Questo uomo si è allontanato da Gerusalemme, cioè, da Dio. Allora diventa preda dei demoni che lo lasciano “mezzo morto” . Non possono rubargli la vita. Dio questo non lo permette.
Anche noi ci allontaniamo da Dio quando smettiamo di pregare, quando la fede diventa saltellante, quando i dubbi diventano verità.
Allora rischiamo di perdere tutto.
Eppure la misericordia di Dio diventa presenza. Il samaritano non va oltre la formalità o ritualità, come lo è stato per il sacerdote levita:
” Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre”.
Se entrambi si fossero avvicinati, secondo la legge avrebbero commesso un peccato.
Dio, invece, ci fa capire che c’è una legge suprema: La carità.
Essa, innanzitutto, costruisce un rapporto, il legame di amicizia.
Don Giussani, con parole simili, ci insegnava:
”Prima l’amicizia e poi si può parlare di conversione”.
Quante volte mi sento dire e rischio anch’io di pensarlo, quando in Caritas ci chiedono aiuto .La maggior parte sono tutti non cattolici e ti senti dire:”Ma aiutiamo prima i nostri”.
Il samaritano, questo uomo straniero, si avvicina e si fa occasione di carità.
Solo questa virtù può costruire la pace tra i popoli e abbattere le differenze.
Come diceva San Luigi Orione:”Bisogna riempire di carità e di fede i solchi che dividono gli uomini”.
Una carità che non si limita diremmo all’elemosina, al solo curare del momento.
La parabola conclude :
” Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”.
L’amore che avremo per gli altri, ci verrà ripagato.
Non confondiamo la memoria di Dio con la memoria dell’uomo.
Cosa dicono le persone riconoscenti ad un gesto di carità da parte nostra?
“U Signura vi renda meritu e chiju chi facisti” (Il Signore ti ricompensi di ciò che hai fatto.)
Alla fine c’è un passo che mi piace riportare e spiegare:
” Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».
Cos’è questa compassione?
Noi facilmente la confondiamo con “pietismo”.
Come ci insegnava papa Benedetto XVI ”Compassione” significa che gli si spezzò il cuore”, un amore viscerale, un amore vero, diremmo, materno.
La radice della parola “Misericordia” è proprio la stessa di “utero”, cioè, maternità.