E’ il segno che caratterizza l’identità del cristiano e ricorda l’amore di Dio espresso in pienezza nel dono della vita offertaci dal Cristo. Il segno della croce è accompagnato dalla formula trinitaria (“Nel nome del Padre…”) e nei due assi, verticale e orizzontale, indica l’unione tra cielo e terra (asse verticale: “Come in cielo e così in terra”) e la comunione tra gli uomini garantita dallo Spirito santo (asse orizzontale). C’è dunque racchiusa tutta la nostra fede: nel Dio trinitario, nel suo amore per noi, nell’amore che dobbiamo vivere con i nostri fratelli. Con il Figlio c’è sempre il Padre e lo Spirito santo.
Strumento di morte, la croce abbracciata dal Cristo, diventa strumento di salvezza: l’amore trasforma il male in bene, la morte in vita eterna.
“Prendere la propria croce” diventa l’invito a vivere ogni difficoltà, ogni umiliazione, continuando ad amare, a perdonare, a sperare che l’amore ha l’ultima parola e vince la morte e il male.
La croce diventa per il Crocifisso il suo trono da dove regna sovrano: la festa di Cristo Re dell’universo ci invita a contemplarlo sulla croce, come colui che è innalzato e che attira a sé ogni persona (“volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto”).
E’ dal Crocifisso infine che scaturisce lo Spirito, dono ultimo dell’atto del morire, e il sangue e l’acqua dal costato trafitto (cf. Gv. 19,34), simboli dei sacramenti che dal suo amore, dalla sua vita scaturiscono.