Oggi spiegherò il vangelo come se facessimo un processo.
Ci sono tre persone:
1: L’accusato che è l’adultera.
La sintesi migliore di questa pagina del vangelo l’ha fatta Sant’Agostino:”La miseria incontra la misericordia”.
Questa donna, accusata di un peccato grave, viene subito condannata.
La immagino mentre cerca un “volto amico” in quel momento di strazio in cui tutta la sua vita sta per concludersi. Magari era stata anche illusa dal suo amante che l’avrebbe protetta. In quel momento cerca una mano ma
viene condannata. Un peso si avvicina alla sua vita.
È il dolore più grande che l’uomo possa vivere in quel momento. Non c’è dolore più grande se non quello di vivere coscientemente la morte.
2: L’accusatore: Il popolo.
Questa folla subito esprime un giudizio e condanna senza ascoltare il condannato.
Il che fa la differenza.
Di questa pagina del vangelo mi ha sempre colpito un aspetto :
”Perché l’uomo con cui ha commesso adulterio non è condannato?”
Preparavo l’omelia di questa domenica proprio il giorno della festa della donna.
Molte volte si critica la Chiesa perché fa la differenza, nel senso che divide maschio e femmina come se uno fosse superiore all’altro. Non si sa invece che proprio con Cristo c’è stato quell’avvenimento che ha visto nella donna quella personalità unica che ha cambiato la storia.
Cosa significa poi:” Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei»?
Questo passaggio l’ho capito leggendo il bellissimo romanzo su “Barabba” scritto dallo scrittore svedese, premio nobel per la letteratura, Pär Lagerkvist
Egli,nel suo romanzo, con parole simili, riportava:
”C’era una donna da condannare e allora c’era da tirare la prima pietra. Solo quando la donna veniva colpita, gli altri potevano lanciare le pietre contro di lei. Presero un cieco, gli misero un sasso in mano e per essere sicuri che la colpisse con l’altra mano, lo aiutarono a tirare”.
Come diremmo noi:”Tira la pietra e nascondi la mano”.
Solo l’accusatore doveva tirare la pietra per primo .
Ecco il terzo protagonista
3: Il giudice, Gesù.
Cristo offre alla folla presente un’occasione unica: L’esame di coscienza.
“Coscienza altrui: foresta tenebrosa: chi può giudicarla?”(Ivan Turgheniev)
Scuote dentro: Cristo ci provoca con una scelta concreta.
“Chi di voi è senza peccato”
Il vangelo si conclude con un passaggio che in poche parole ci fa capire come il nostro metodo educativo deve veramente convertirsi.
“E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».”
Noi tendiamo sempre a giustificare il nostro peccato, come diceva il Papa San Paolo VI: ” Il peccato interrompe dunque la comunione con Dio. E se il Dio è il Dio della vita, il peccato introduce nel mondo la morte. Ma il mondo contemporaneo difficilmente riconosce la gravità del peccato. Negli anni settanta del secolo scorso, gli anni libertari del “vietato vietare”, anche la percezione del peccato aveva perso importanza”.
Perdendo il senso del peccato, si perde anche il senso di Comunione con Dio.
Lo so che è difficile accettare i propri errori, cambiare: ”Va e non peccare più”. Già, prendendo coscienza di questo legame che si interrompe, l’uomo inizia la conversione.
Se l’uomo non riscopre, innanzitutto, il bisogno di Dio e la sua misericordia che non è solo perdonare ma anche riconciliazione, allora continuerà a vagare nella vita come una nave senza un porto a cui approdare.