”Porsi la domanda nel cammino della fede”
Negli incontri personali o nei piccoli gruppi riporto questa espressione: Porsi la domanda è parte integrante del cammino della fede?
Penso a quello che anche Papa Francesco ha riportato in più occasioni.
Nel programma trasmesso in Tv prima di Natale, “Gli invisibili”, c’è un passaggio del dialogo con una giovane:” A qualcuno sembrerà un po’ strano, ma se tu mi dicessi: ‘Padre, arrabbiarsi con Dio è peccato”, direi: Signore non ti capisco…”
E’ un modo di pregare!
Tante volte ci arrabbiamo con papà e con mamma. I bambini si arrabbiano con i genitori perché stanno chiedendo più attenzione. Non avere paura se ti arrabbi con Dio. Devi avere la libertà del figlio davanti a Dio.”
Questo porsi la domanda ci spinge a vivere in avanti.
Il tempo quaresimale è la ricerca della tenerezza di Dio che si manifesta nella misericordia.
Lo mediteremo in particolare nelle domeniche di quaresima, quando ascolteremo anche la parabola del Padre Misericordioso.
Il perdono, questa ricerca vera della pace, è la gioia che arricchisce la nostra vita.
Un uomo ama se è consapevole che questo amore è un dono.
La domanda del perché le cose vanno o non vanno così, è anche una riflessione verso noi stessi perché coinvolge il nostro fare.
Riporto l’espressione che ho già riportato nell’editoriale del mese di Gennaio di quest’anno:” “È vero che la realtà la fa un Altro, ma la realtà vuole me, attento e attivo”. (Enzo Depalo di Bari)
La domanda del senso del perché ”Dio è”.
Un Dio che si è fatto carne è quella presenza vera nella mia storia che riconosco nel volto dell’altro.
Ai più giovani ripeto spesso che la domanda sulla fede precede la caritativa o il volontariato. E’ l’ occasione in cui ti metti in gioco e vivi questo rapporto con Dio Padre. Il fare ti deve coinvolgere sempre di più, perché è nell’incontro con l’altro che Dio ti pone accanto e riconosci il tuo destino.
Henri J. M. Nouwen Finché non avvertiamo la dolente urgenza di coloro che soffrono, la nostra solidarietà resta sospesa nelle intenzioni e non discende nel cuore, spingendoci a prender cura davvero degli altri.
Nel tempo di Natale, nell’omelia di un funerale, dicevo:” Ti chiedi molte volte il perché della sofferenza. Guarda invece la risposta di Dio che si fa dono nel tuo amore che condividi con chi hai di fronte”.
Io non ho timore della domanda. Il mio timore è nel non pormi più la domanda, perché se il mio cuore non si pone più la domanda vuol dire che ho sostituito con me stesso la risposta al vero senso delle cose.
Il senso della mia storia è un Altro che diviene ogni giorno.
Scopro che l’istante, questo ripetersi nella storia, è la Rivelazione di Dio e non i secondi che passano. La Rivelazione è la Redenzione che si fa compagnia.
La gioia dell’essere vivi è questo movimento verso di Lui.
E’ riscoprire la gioia di essere amati.
In tutto questo c’è una certezza, cioè, un Altro ci precede.
Ve lo spiego meglio con questo passaggio di Henri J.M. Nouwen:” Prima ancora che qualsiasi essere umano ci vedesse, siamo stati visti dagli amorevoli occhi di Dio. Prima ancora che qualcuno ci sentisse piangere o ridere, siamo stati ascoltati dal nostro Dio che è tutto orecchie per noi. Prima ancora che qualcuno in questo mondo ci parlasse, la voce dell’amore eterno già ci parlava.
La nostra preziosità, unicità e individualità non ci sono state date da coloro che incontriamo nell’arco del tempo – della nostra breve esistenza cronologica – ma da Colui che ci ha scelto con infinito amore, un amore che esiste da tutta l’eternità e che durerà per tutta l’eternità”.
CELIA ROBERTO