Signore, lo so, non valgo gran che in questo mondo.
Sono fallito negli studi, ho provato tutti i mestieri, o per lo meno quelli che non esigono alcuna specializzazione.
Non sono capace di mantenere un impegno più di sei mesi.
Di me la gente dice: “E’ un fallito”.
Sotto un certo punto di vista, è vero.
Nemmeno io so più se, quand’ero ancora un ragazzo, ho mirato troppo in alto o, troppo in basso.
E’ triste essere un fallito. Quando uno se ne accorge, è sempre troppo tardi.
Prima era una cosa che neppure mi sfiorava. Adesso ne soffro tremendamente.
Tutto è venuto pian piano, con l’età. E so che ormai è troppo tardi, perché io possa essere altro che un fallito.
Non sapevo che la vita camminasse così in fretta.
E poi, non è tanto facile rimontare la china.
Gli altri non ti prendono sul serio. E’ finito.
Ormai: per loro tu sei “il fallito”. Ti affogano sempre più in questa certezza.
Viene il giorno in cui non puoi più fare meglio.
Signore, senza alcun dubbio, è molto tardi perché possa fare ancora gran che di buono nella vita.
Devo pur ammetterlo, senza amarezza, semplicemente.
Senza accusarne la società, il governo, i miei genitori o gli altri in generale…
Sarebbe troppo facile.
Tuttavia, Signore, vorrei poter ancora riprendermi.
Senza rassegnarmi, troppo facilmente, ad essere per sempre l’ultima ruota del carro.
Senza coltivare tranquillamente la mia strana caratteristica di non essere buono a nulla.
Signore, vorrei essere ancora buono a far qualcosa. Pur sapendo che ormai è molto tardi.