venerdì, 22 Novembre 2024
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omelia- GIORNATA DELL’AMMALATO – 11 FEBBRAIO 2022


In occasione della festa della Madonna di Lourdes, siamo qui riuniti per celebrare la nostra esperienza della sofferenza.
Oggi è la giornata mondiale dell’ammalato e la Chiesa ci invita a riflettere sul momento cruciale della nostra fede proprio perché di fronte alla malattia l’uomo interroga se stesso.
Ognuno di noi vive questa riflessione personale, pone lo sguardo sulla croce e si domanda il perché.
Papa Francesco, durante la Via Crucis del 2014, così diceva:
” Di fronte alla Croce di Gesù, vediamo quasi fino a toccare con le mani quanto siamo amati eternamente; di fronte alla Croce ci sentiamo “figli” e non “cose” o “oggetti”.
Mi domando: Di fronte a tutto questo, come si può dire di essere amati?
L’amore vero, quello che ci coinvolge, è proprio lì, nella croce.
Solo nel sacrificio di Cristo assume un senso.
Questo è l’evento che ha coinvolto la nostra storia in un cammino, in
quel cammino-pellegrinaggio, cioè, nell’ andare verso una meta che noi volontari unitalsiani e non abbiamo vissuto e viviamo con la speranza di ritornare al santuario di Lourdes.
Anche se questa opportunità è ancora rimandata, non lasciamo che diventi un ricordo.
Siamo memoria dell’amore di Dio ogni volta che ci poniamo di fronte all’altro e porgiamo la nostra carezza. La tenerezza di Dio diventa mano amica sul volto di chi Dio ci pone di fronte.
“Una società è veramente accogliente nei confronti della vita quando riconosce che essa è preziosa anche nell’anzianità, nella disabilità, nella malattia grave e persino quando si sta spegnendo”. (Papa Francesco)
Penso a ciò che una volta dissi ad un funerale:
”Il fazzoletto bagnato che poniamo sulla fonte dei nostri cari, nel momento della malattia, non è un gesto superficiale, ma diveniamo quella carità che Dio ci propone a noi, al vivere ciò che siamo”.
La malattia ci turba, ci percuote, ci provoca dentro nell’intimo della nostra fede e ci pone così di fronte alla Madonna perche tutto non diventi un momento di solitudine.
“Se tu fossi stato con me t’avrei chiesto scusa. Oppure aiuto. Invece non c’eri; incredibile come gli altri manchino sempre nei momenti in cui se ne ha bisogno; passi giorni, mesi, anni interi con qualcuno a cui non hai da dir nulla e nel momento in cui hai da dirgli qualcosa, magari scusami, aiuto, lui non c’è e tu sei solo.” (Oriana Fallaci)
La nostra fede trova una risposta concreta in un volto.
Non è un sentimento che inventa la risposta. Se io mi pongo lì, di fronte alla madonna, vedo questo sguardo di tenerezza che si pone a me come Madre. Allora, anche in questo, vivo un cammino.
La concretezza della fede è un incontro.
Nella seconda domenica di Natale dicevo che il fatto che Cristo si è fatto carne, non è una ripetitività del Natale, ma è il reale che coinvolge la mia scelta di essere, di appartenere a Lui.
Non è la sola divisa che ci fa unitalsiani o volontari, ma la scelta di essere.