venerdì, 22 Novembre 2024
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omelia FESTA CANDELORA – 2 febbraio 2022


La festa di oggi, comunemente chiamata “Candelora”,o come la chiamano nelle chiese orientali”la festa delle luci”, ricorre quaranta giorni dopo il Natale ed è la festa della “Presentazione di Gesù al tempio”.
Leggendo con attenzione il vangelo, essa è il movimento, l’andare verso il tempio, l’incontro, in particolare, con i “giusti” Simeone e Anna e lo stupore. La meraviglia del canto di Simeone riporta in poche parole il messaggio di Gesù, il suo avvenimento nella storia, “l’essere luce e salvezza del mondo” la redenzione. In particolare poi la Madonna, il dramma dell’essere madre, il vivere questa spada nel cuore.”Ed anche a te, una spada trafiggerà l’anima”…così conclude l’annuncio di Simeone.
Cristo è luce, cioè, via alla salvezza che ci riporta sempre a Dio.
Il buio, cioè, la confusione, ci porta invece lontani da Lui.
La strada più sicura per l’inferno è quella graduale: il dolce pendio, col fondo morbido, senza svolte improvvise, senza pietre miliarie senza cartelli indicatori”. (Clive Sinclair Lewis)
Ecco che a noi viene offerta la strada alla salvezza.
Spesso la viviamo come se fosse tutto scontato, e confondiamo la misericordia di Dio come fosse una giustificazione al nostro peccato.
La misericordia è anche giustizia e chiede al cuore dell’uomo la sua appartenenza del battesimo ricevuto.
Amare non è un sentimento, ma un vissuto. E un mettersi sempre in gioco.E’ la grazia di rialzarsi e ricominciare. Bisogna amare come la Madonna, cioè con quella libertà unica, con il mettersi in ascolto, anche con quella spada, con quel segno di dolore nel vedere poi il Figlio rifiutato dall’umanità, con quel mettersi da parte quando Gesù dirà che “Chi è mia madre? Mia madre e i miei fratelli sono quelli che mettono in pratica la parola di Dio”.
Non basta “fare” la Madre. Non basta fare il cristiano. Bisogna, innanzitutto, esserlo.
“È meglio essere cristiano senza dirlo che proclamarlo senza esserlo. È cosa buona insegnare, se chi parla pratica ciò che insegna. Il mio spirito non è che un nulla, ma è associato alla croce, la quale se è scandalo per gli increduli, per noi invece è salvezza e virtù eterna”. (Sant’Ignazio di Antiochia)
La libertà di appartenere a Lui porta anche noi al tempio, all’essere Chiesa, all’essere Comunità in festa.
Perché festa?
Perché c’è un dono:Il dono di Gesù stesso che viene offerto a noi.
Riconoscerlo come tale ci porta a vivere la fede in modo nuovo,
come un bambino che accetta un regalo, lo vuole vivere e non fa come di solito fanno tanti bambini viziati che lo buttano tra i tanti che hanno già.
Pensavo al Natale e, come già abbiamo ascoltato dal vangelo, prima di iniziare la S.Messa, sono passati 40 giorni.
Il Natale è, appunto, l’avvenimento di Cristo nella nostra storia che
passa a noi attraverso il dono della libertà di Maria.
A noi ci è data la luce che abbiamo accesa non per tradizione o per ritualità, ma per il dono nuovo, per la luce che brilla nel buio e che infiamma il nostro desiderio della fede.
È bello credere, perché credendo viviamo.