domenica, 24 Novembre 2024
Home / Catechesi / EDITORIALE “Fontana del villaggio” DICEMBRE 2021

EDITORIALE “Fontana del villaggio” DICEMBRE 2021


In più occasioni, mi sono ritrovato a leggere alcuni passaggi di un sacerdote molto conosciuto per i suoi scritti e per le sue poesie in particolare: David Maria Turoldo.
Riporto un pezzo sul Natale che ci mette veramente in gioco con noi stessi.
“Sì, si è fatta troppa poesia sul Natale. Si è trasformata l’Incarnazione in un’orgia di consumo. Ma la saturazione del profano, la condanna del pretestuoso, dell’inutile sta diventando una conquista. Anche questo forse è un segno di nuovi tempi. Non è il caso di essere pessimisti. C’è tutta una gioventù cristiana che non ama più commuoversi a Natale. E il povero non si lascia più sedurre dal pacco di Natale. Provate voi a preparare il famoso pranzo per i poveri: certo, il barbone è sempre pronto ad approfittarne; ma perfino il barbone sa che deve mangiare tutto l’anno e non solo a Natale. Anche l’uomo della strada ormai conosce le cifre della vergogna. Lo sanno tutti che ogni anno nel mondo muoiono per fame milioni di uomini…. Allora? Quanti Natali nella tua vita! Forse cinquanta, forse settanta, ottanta! Duemila Natali! Ma ai Suoi occhi mille anni sono come un giorno che è già passato. L’importante è che ogni anno succeda qualcosa e tu possa dire: ecco, questo è un Natale nuovo”.
Penso che in tanti ricorderete il film “Preferisco il Paradiso”.
Mi ha colpito la scena del film che riportava la parabola del Padre Misericordioso. Pierotto, il fratello maggiore, si lamentava con don Filippo, il Padre, perché aveva accolto Mezza Pagnotta: Il figliol prodigo.
Don Filippo racconta la parabola a Pierotto che gli risponde:”Perché è difficile credere e vivere il vangelo?” E il santo rispose:”Perché è semplice!”
Il Natale, appunto, ci mette in gioco con noi stessi perché è semplice.
È un fatto vero: Quello che hai di fronte, Cristo, si è fatto carne. E’ una realtà concreta e non, come spesso lo si vuol far apparire, una favola o una poesia:” Sì, si è fatta troppa poesia sul Natale. Si è trasformata l’Incarnazione in un’orgia di consumo. Ma la saturazione del profano, la condanna del pretestuoso, dell’inutile sta diventando una conquista”.
E’ un’occasione nuova che ci viene sempre proposta: Quella di essere testimoni di un incontro vero.
Penso ai nuovi cresimandi, agli sposi di quest’anno e, in particolare, ai genitori che festeggiano il nuovo anno alla vita.
Dio offre in dono tutto ciò che hai di fronte perché tu possa vivere questa novità.
“L’importante è che ogni anno succeda qualcosa e tu possa dire: ecco, questo è un Natale nuovo.”
Cosa è veramente questo nuovo che ci sconvolge, che ci domanda e che ci percuote il cuore?
La domanda che noi siamo un mistero, quel Mistero dell’Incarnazione che fa della nostra vita un capolavoro unico.
Il Santo Papa Giovanni Paolo II^ in un certo senso sbatteva in faccia questo slogan:”Prendete in mano la vostra vita e fatene un capolavoro”.
Molti lo intendono come un fare qualcosa di straordinario, un qualcosa di particolarmente visibile, quando in realtà è il passaggio più semplice e drammatico nello stesso tempo: Quello di “Rendere straordinario l’ordinario”.
Ecco il nostro Natale.
Un giorno nuovo, un anno nuovo, una vita nuova che si rinnova ogni giorno perché, come scriveva Peguy, una volta che hai incontrato Cristo, ”Non troverai più riposo”.

Celia Roberto