La tristezza di questo giorno ci riporta al cuore il dolore di un amore che abbiamo condiviso nella vita terrena e ci spinge a porre lo sguardo oltre a tutto ciò che vediamo.
Come abbiamo meditato in più occasioni, la morte vissuta nella fede e nella croce del Figlio, è questa nave che ci targhetta all’orizzonte nuovo della resurrezione.
Dio si è fatto carne, affinchè l’uomo vivesse questo incontro e riconoscesse così il suo destino.
Riconoscesse che la vocazione del cristiano è amare, perché, innanzitutto, siamo amati.
E’un amore non limitato a ciò che ho di fronte, come se tutto fosse quantificato da ciò che vedo o sento. Non è un amore empirico, come se la fede fosse solo un “Fare del bene”.
“Se il Papa [Benedetto XVI^] ci avesse rivelato cose lontane da noi [nel libro Gesù di Nazareth. Dall’ingresso in Gerusalemme fino alla risurrezione], non ci potrebbe interessare, se il Cristo del giardino degli ulivi fosse stato un eroe, un superuomo, avrei poco da chiedergli, lo sentirei lontano, potrei tutt’al più ammirarlo”. [Avvenire, 11 marzo 2011] CLAUDIO MAGRIS
L’amore di Dio è un’esperienza di amore totale.
Come Papa Francesco diceva ai giovani di Bratislava:“E quando sognate l’amore, non credete agli effetti speciali, ma che ognuno di voi è speciale…. “La vera rivoluzione è ribellarsi alla cultura del provvisorio, è andare oltre l’istinto e oltre l’istante, è amare per tutta la vita con tutto sé stessi”.
Questo tempo è provvisorio e nello stesso tempo è il tutto.
Questo mistero della vita ci mette sempre in gioco, perché ci fa vivere dentro noi stessi: La vita è un mettersi in gioco con la morte.
Una vittoria, quella di Cristo, ci offre la via alla porta della vita.
“E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno”.
Dio non ci vuole perdere. Ci vuole con sé. E’ una madre che accoglie i suoi figli. Un autore con parole simili diceva:”Quando andrò in cielo e incontrerò Gesù, vorrei tanto sentirmi dire: “Sei entrato qui, perché il tuo nome me lo ha sempre sussurrato mia Madre”.
Quel nome, la nostra libertà, il nostro essere tutto, lo affidiamo a Maria che per prima ha creduto nella resurrezione del Figlio e ha affidato il suo dolore, il suo distacco, la sua povertà a questo mondo perché ha posto lo sguardo oltre la croce del Figlio.
Come conclude il Vangelo di oggi:” Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».
Chiediamo al Signore la grazia di “Saper vedere”, la grazia di essere dono di testimonianza per tutti coloro che vivono il dolore del distacco dai propri familiari e scoprire così che l’amore non abbandona. L’amore di Dio è seme e questa speranza del seme della fede ci spinge ad andare oltre, a continuare a vivere la vita con lo sguardo nuovo della fede.
„ Un amico mi ha chiesto: “Ti prego in nome della nostra amicizia di dirmi in una parola che cos’è l’uomo nuovo”. Gli ho risposto: “La risurrezione.”“ — Matta El Meskin monaco egiziano