venerdì, 22 Novembre 2024
Home / Catechesi / OMELIA NATALE 2020 (messa del giorno)

OMELIA NATALE 2020 (messa del giorno)


L’uomo vive sempre un cammino alla ricerca di una certezza, di quella certezza che lo porti a dare un senso alle cose perché, per ogni passo che porta in avanti, si senta sicuro del dove va.
Come i pastori che si avvicinano alla grotta di Betlemme, anche lui ha bisogno di essere certo di un incontro nuovo.
Questo cammino verso la natività, non è un luogo ma un incontro con una Persona, un momento in cui”percepire di essere davanti all’evento più decisivo della propria vita”.(Carron)
Non solo abbiamo bisogno di fare un cammino, ma occorre anche sapere dove andare. Questo da’ un senso al cammino.
In questo, i pastori e, quindi, diremmo anche noi, siamo aiutati dall’annuncio degli angeli.
Ieri, nel Vangelo della notte di Natale, abbiamo letto:
” Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia».
Non dobbiamo temere.
Ci consola questo invito che rafforza i nostri dubbi o i nostri tentennamenti quando dobbiamo vivere la scelta di essere uomini che non solo vivono un cammino, ma che diventano nello stesso tempo testimoni dell’avvenimento di Cristo.
Essere testimoni, essere, cioè, Chiesa.
La Chiesa non è nata dopo Cristo ma con Lui.
“La Sua presenza qui e ora coincide con un fenomeno visibile, tangibile concreto, fatto dalla gente che è stata raggiunta dalla Sua iniziativa e che Lo ha riconosciuto: E’la realtà della Chiesa. (Carron)
Siamo testimoni di un incontro a cui siamo stati invitati perché portassimo al mondo questo annuncio nuovo che ha rivoluzionato la
storia.
Diremmo che:”Questo avvenimento – l’Incarnazione _ è uno spartiacque nella storia dell’uomo e nessuno lo potrà strappare da essa”.(Don Giussani)
Noi riconosciamo questa Sua Presenza nella nostra storia di ogni giorno, di ogni nostro passo. Essa diventa un fatto vero fatto di gesti e di parole ma, soprattutto, una compagnia.
Diventi contemporaneo nella nostra vita!
San Giovanni Paolo II^ insegnava:
La contemporaneità di Cristo all’uomo di ogni tempo si realizza nel suo corpo che è la Chiesa”.
Ecco: Noi siamo qui per divenire “la nuova mangiatoia” in cui accogliere Dio nella nostra vita ed essere testimoni verso i “nuovi pastori” che sono alla ricerca di un senso della propria vita.
Quel “Verbo che si è fatto carne”, come abbiamo ascoltato dal prologo giovanneo, “abita in mezzo a noi”.
Quello stare con noi ci coinvolge se ci poniamo in ascolto dell’Avvenimento.
Questo Mistero ci coinvolge, ci invita a vivere una fede di fiducia, guardando oltre a tutto ciò che vediamo.
Cos’è la preghiera se non vivere questo sguardo verso di Lui, questo Bambino che è l’evento del Mistero che si è fatto carne?
Nel medesimo tempo, s’attesta con evidenza che noi non scopriremo traccia di Cristo finché guarderemo solo “verso il basso”, finché vorremo misurarne soltanto le impronte e intendere la fede come qualcosa di tangibile”.(Benedetto XVI^
La bellezza del Natale è una bellezza che oggi definiremmo “strana”per via di ciò che stiamo vivendo a causa della pandemia, ma che, nello stesso tempo, mi pone la domanda:
”In 2000 anni, allora, cosa ho festeggiato oggi?”
Se questo Natale è diverso, cosa è stato l’anno scorso?
Il nostro cuore è sempre in una nuova storia. Nessun giorno è fotocopia del precedente.
L’evento dell’avvenimento di Cristo è l’apertura della divinità che entra
nella nostra storia.
Le verità della fede sono come una collana di perle preziose, tenute insieme da un filo che è la divinità di Cristo: “Tagliato il filo, perdete tutta la collana.” (Andrea Gasparino)
Questa divinità che noi adoriamo in questo santo giorno, ci pone la domanda di vivere un cammino verso l’altro, di farsi prossimo nella carità. Cosa significa essere Chiesa oggi?
Papa Francesco ci aiuta a capirlo:
Ogni Comunità cristiane deve essere un’oasi di carità e un calore nel deserto della solitudine e dell’indifferenza”.