Nel periodo in cui abbiamo vissuto il dramma del coronavirus, proprio in occasione della festa di san Giuseppe, riflettevo sul Natale, occasione di festa in cui, immersi nella solitudine, ci ritroviamo in attesa di una speranza: Attendere con la speranza il Dio che si fa carne e che si fa risposta alla nostra domanda:”Dov’’è Dio in tutto questo?”.
Dio è amore e, come ogni amore eterno e vero, è risposta.
Papa Francesco, in occasione di un Natale di anni fa, diceva:
” Il Natale è l’appuntamento con Dio che nasce nella povertà della grotta di Betlemme per insegnarci la potenza dell’umiltà. Infatti, è anche la festa della luce che non viene accolta dalla “gente eletta” ma dalla “gente povera e semplice” che aspettava la salvezza del Signore”.
Come i pastori, come il popolo umile che riscopre di essere nulla di fronte ad un dramma che sia il coronavirus o altro,viviamo la nostra vita in attesa!
Abbiamo sempre più il bisogno di un Altro per riscoprirci figli di un popolo che non si è smarrito!
Un pensiero di Charles Peguy, proprio nella festa di san Giuseppe, mi ha aiutato a capire quel passo importante che deve avvenire nella nostra vita:”E’ sperare la cosa più difficile. La cosa più facile è disperare ed è la grande tentazione”.
Proprio in questo momento viviamo la tentazione di lasciarsi cadere nel vuoto, nel vedere in questa culla non più una vera presenza, ma solo un ricordo di ciò che è stato nella felicità della nostra infanzia.
“L’avvenimento cristiano ha la forma di un incontro”. (Don Giussani)
Noi siamo alla ricerca questo incontro che fa sì che il giorno del domani abbia un senso.
Senza questo desiderio, l’uomo invecchia dentro se stesso, si ritrova immerso nei suoi pensieri, nella sua solitudine immensa e fa sì che tutto sia un ricordo lontano o pieno solo di rammarico.
Pascoli, in una poesia di due orfani che raccontavano la solitudine dopo la morte della mamma, scriveva: “Or nulla ci conforta e siamo soli nella notte oscura”. “Essa era là, di là di quella porta; e se n’udiva un mormorìo fugace, di quando in quando”. “Ed or la mamma è morta”. “Ricordi? Allora non si stava in pace tanto, tra noi…” “Noi siamo ora più buoni…” “ora che non c’è più chi si compiace di noi…” “che non c’è più chi ci perdoni”»
Ci manca quella presenza. Ci manca quell’amore solo perché non abbiamo più quel desiderio del vivere oggi.
Dio si fa presenza nel volto che hai di fronte.
Lo è nel volto della Madonna che in te vive quella maternità che è come un abbraccio che ti sorregge nei tuoi passi.
Il volto di san Giuseppe, ha la paternità del vivere anche nel silenzio quella compagnia nel vederti diventare uomo.
Ha il volto dei pastori che vivono la meraviglia di essere stati eletti a questo dono del riconoscere per primi il Salvatore.
Ha il volto della gioia degli angeli che amano lodare la Grazia dell’amore.
Viviamo ora la grazia che ci viene offerta in questa umile culla, questo Bambino che faccia in noi il miracolo come al cieco Bartimeo: ”Gesù li disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli (Bartimeo) rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!».
Michel Quoist scriveva:”Cristo si nasconde molto meno di quanto pensiamo: Sono i nostri occhi che non sanno vederlo!”