Già dalla prima media, al seminario minore di Squillace, ho iniziato a pregare con i salmi e ricordo sempre che il venerdì si recitava il salmo 22 che riporta anche quello che abbiamo ascoltato nella prima lettura: Il passo del servo sofferente di Isaia.
Salmo 22,2-3:”Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Lontane dalla mia salvezza le parole del mio grido! Mio Dio, grido di giorno e non rispondi; Di notte e non c’è tregua per me”.
È il grido dell’innocente. Cristo come agnello mansueto sta per essere immolato.
È simile alle nostre invocazioni quando stiamo male o, come dicevo nell’omelia, dai cristiani perseguitati quando si sentono abbandonati da Dio e anche da quelli perseguitati per la giustizia.
L’amore di Cristo è un sacrificio anche umano. Questa sofferenza che mi scuote il cuore e l’anima e mi fa disprezzare il mio peccato.
Salmo 25,11:”Per il tuo nome, Signore, perdona la mia colpa, anche se è grande”.
Mi affido alla Sua Misericordia solo se faccio mie la parole della Sua passione e penso a Gesù sulla croce, a quella sofferenza che mi riporta ai momenti di chi vive la malattia dello spirito e del corpo.
Salmo 22,16:”Arido come un coccio è il mio vigore, la mia lingua si è incollata al palato, mi deponi su polvere di morte”.
Penso a chi soffre, in particolare, agli ammalati terminali.
C’è una passione alla croce che Gesù ci ha offerto con la Sua vita, come il momento dell’unione al Suo sacrificio ha dato un valore al sacrificio stesso.
Come aveva profetizzato Isaia :”Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce
e si sazierà della sua conoscenza; Il giusto mio servo giustificherà molti,
egli si addosserà le loro iniquità”.(Isaia 53,11)
Dio non abbandona i suoi figli.
Dio è Padre e Madre.
“In te confidarono i nostri padri, confidarono e tu li liberasti; A te confidarono e furono salvati, in te confidarono e non rimasero delusi”.(Salmo 22,5-6)
Voglio cantare con Maria, Sua e nostra Madre: ”Fa che il mio cuore arda nell’amare il Tuo Figlio per fare cosa a Lui gradita”.